In 250mila per l’ultimo saluto a Francesco perché “nessuno si salva da solo”


26/4/2025 – Un cielo terso, azzurro come a proteggere la piazza stracolma, accoglie le spoglie di Papa Francesco sul sagrato della Basilica di San Pietro per i solenni funerali. È trascorsa quasi una settimana dall’ultima apparizione del Santo Padre, la domenica di Pasqua, ma è come se sia trascorso un lungo, unico giorno ininterrotto. Dalla notizia del decesso, il lunedì dell’Angelo, ai tre giorni di omaggio della gente proveniente da tutto il mondo, ad oggi per l’ultimo saluto. Lungo via della Conciliazione, in piazza e nelle strade limitrofe, il popolo di Francesco segue anche grazie ai maxi schermi posizionati nell’area della Basilica. Affluiscono le delegazioni di Stato che prendono posto a lato dell’altare. Dal Presidente della Repubblica Mattarella, al premier Meloni ma gli occhi scrutano per individuare il presidente degli States Trump, il presidente francese Macron, a quello argentino Milei. C’è anche Zelensky che voci davano per incerto. Proprio Trump, Macron e Zelensky saranno protagonisti di questa eccezionale giornata che muove coscienze e stati d’animo. La cerimonia funebre è concelebrata dai Cardinali e dai Patriarchi delle Chiese Orientali e presiedutala dal Decano del Collegio Cardinalizio, l’Em.mo Card. Giovanni Battista Re. Nella lunga omelia si fa riferimento al cammino pastorale di Papa Francesco. Giovanni Battista Re ricorda la cultura dell’incontro sempre sollecitata dal Pontefice. “Apparteniamo tutti alla stessa famiglia umana. nessuno si salva da solo”, diceva Francesco. Parole che scavano nelle coscienze dei “potenti” presenti ai quali in ogni occasione ha implorato la pace attraverso “una onesta trattativa per trovare soluzioni possibili. La guerra – diceva – è una tragica sconfitta. Bisogna costruire ponti e non muri”. Più di una speranza alla quale il Papa scomparso ha voluto dedicare il Giubileo del 2025. Un papato, come ricordato dal celebrante, ricco di simboli, anche in merito ai suoi viaggi. Il primo a Lampedusa a ricordare il sacrificio di tanti migranti, come la sua famiglia di origine è stata, dall’Italia all’Argentina. “Di fronte all’infuriare delle tante guerre di questi anni, con orrori disumani e con innumerevoli morti e distruzioni – viene ricordato ancora nell’omelia – Papa Francesco ha incessantemente elevata la sua voce implorando la pace e invitando alla ragionevolezza, all’onesta trattativa per trovare le soluzioni possibili, perché la guerra – diceva – è solo morte di persone, distruzioni di case, ospedali e scuole”. Al termine delle celebrazioni nel cielo azzurro, spicca qualche nuvola che fa alzare un leggero vento che sfoglia il Vangelo posto sul feretro. Così come accadde per San Giovanni Paolo II.


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