De Rossi e l’Ostiamare sotto il segno dell’appartenenza e punta sulla scuola calcio per rilanciarla


25/1/2025 – “Riporteremo i ragazzi a giocare a pallone, a studiare la tecnica del gioco del calcio. L’idea è quella di fare dell’Ostiamare una famiglia calcistica, di creare qualcosa di importante con una scuola calcio all’insegna dell’appartenenza non soltanto alla squadra ma all’intera città di Ostia”.

C’era una volta un ragazzino biondo che tirava i primi calci al pallone e che si è subito distinto per passione e tecnica. Poi, l’esordio in serie A con la maglia della Roma, quella che da sempre è stata la sua seconda pelle. E poi i successi, i goal, i tackle, la vittoria al campionato del mondo del 2006 e poi ancora, il periodo di “capitan futuro” e finalmente quella fascia al braccio da capitano giallorosso. Fino a quel 26 maggio del 2019 che segna il termine della sua attività in qualità di calciatore.

Arriva poi il sogno per chi ama la Magica: quello di vederlo in panchina a guidare la prima squadra. Un periodo breve ma intenso finito in malomodo. Un sogno calpestato.

Oggi, Daniele De Rossi, torna alle origini con i suoi “gabbiani” ma guarda avanti. Torna al suo mare e lo fa in veste di Presidente e proprietario della squadra biancoviola.

Le prime parole in conferenza stampa questa mattina a Cineland, sono proprio per questa struttura che “mi ha visto ragazzo. Un posto dell’infanzia del quale – afferma Daniele – conosco ogni centimetro. Qui ho visto film e cartoon. Ho tanti ricordi. L’Ostiamare? Ho sempre seguito la squadra, ho sempre guardato ai risultati e quando ho saputo del momento di difficoltà che stava attraversando mi sono detto che bisognava fare qualcosa. Non sono stato tirato per la giacchetta. Tutto è nato in modo lineare e spontaneo”.

Com’è nata l’idea? A spiegarlo ci pensa l’assessore allo Sport e grandi Eventi Alessandro Onorato, anche lui lidense doc, con un aneddoto che risale a due anni fa: “Ci siano incontrati e si parlava di impianti sportivi e di possibilità per i ragazzi. Gli chiesi cosa si poteva fare e Daniele rispose che un suo eventuale impegno in proposito sarebbe arrivato soltanto per l’Ostiamare. E quel giorno è arrivato. Il gesto di Daniele vale molto e in questi giorni sta dimostrando di fare di più di quanto fatto nel corso di questi ultimi anni. È una spinta propulsiva e un esempio di come investimenti pubblici e investimenti privati possono e devono contribuire alla crescita comune”.

A dimostrazione della bontà e della trasparenza del progetto, la presenza questa mattina del Prefetto di Roma Lamberto Giannini: “È un progetto importante per molte famiglie di questo territorio. Un esempio di come le cose ad Ostia si possono fare bene e in legalità e sono certo che arriveranno grandi risultati”.

Tecnica e cuore per Daniele De Rossi che ricorda i suoi primi calci non soltanto sul prato verde ma anche sulla spiaggia “dove i ragazzi possono imparare a governare il rimbalzo sulla sabbia” e, tornando all’appartenenza… “vorrei vedere il vessillo dell’Ostiamare nei locali, nei negozi, come accade per molte altre realtà. Come ho visto nella mia esperienza alla Spal”.

Idee chiare anche per quanto riguarda la gestione della società e quindi della squadra. Persone fidate, un team del quale faranno parte sicuramente il padre Albertino e la sorella di Daniele e non esclude il coinvolgimento di altre attività accanto a quella calcistica.

Il sindaco Gualtieri ha ringraziato il neo Presidente per la sua “scelta straordinaria che contribuirà al rilancio e alla rinascita di questo quartiere. Passiamo dal rischio in cui era caduta l’Ostiamare, al rilancio. E se Ostia svolta, svolta tutta Roma”.

Il futuro del club lidense passa anche per una struttura moderna ed efficiente, prerogative che attualmente scarseggiano. Anche su questo De Rossi ha le idee chiare: “Stiamo studiando il modo migliore per lo stadio Anco Marzio. Ci sono i tecnici già al lavoro per rendere la struttura fruibile a tutti, dai ragazzi alle famiglie agli spettatori”.

Idee chiare. Consapevolezza. La stessa di quando ha iniziato a calciare. La stessa di quando è diventato un campione e poi allenatore. Perché sotto la maglia del campione deve battere sempre il cuore di un uomo.


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