14/06/2021 – All’indomani della tragica sparatoria avvenuta ad Ardea, nel comprensorio di Colle Romito, sono tanti i punti sui quali non è ancora stata fatta chiarezza. A partire dalle motivazioni che hanno portato Andrea Pignani, ingegnere di 34 anni, a sparare contro David e Daniel Fusinato, 10 e 5 anni, e l’84enne Salvatore Ranieri.
L’11 maggio dello scorso anno dopo una violenta lite con la madre a seguito della quale la donna era stata minacciata con un coltello il killer era stato accompagnato da un’ambulanza presso il Pronto Soccorso del Nuovo Ospedale dei Castelli di Ariccia per “stato di agitazione psicomotoria” con codice azzurro, venendo sottoposto a consulenza psichiatrica, a seguito della quale era stato dimesso la mattina successiva con diagnosi di “stato di agitazione – paziente urgente differibile che necessita di trattamento non immediato Si affida al padre”.
Un episodio non rimasto isolato. Ripetute le segnalazioni che dal 2019, anno di trasferimento nella piccola comunità di Ardea, si erano succedute su comportamenti preoccupanti arrivate dai residenti del comprensorio. I frequenti eccessi di ira per i più svariati motivi e poi il fatto che non fosse la prima volta che Pignani impugnava quella Beretta mod. 81 calibro 7.65 con la quale più di una volta aveva minacciato i vicini sparando sempre in aria. La pistola poi, irregolarmente detenuta dall’assassino, era di regolare proprietà del padre del 34enne, una guardia giurata. A novembre 2020, alla morte di questo, non segnalata alle forze dell’ordine, l’arma non era stata restituita restando quindi nelle disponibilità di un uomo. Uno stato mentale di cui però nessuno era informato. “Dagli accertamenti eseguiti – infatti spiegano in una nota i carabinieri – non risultano ulteriori denunce o segnalazioni a suo carico né che l’omicida fosse in cura per patologie di carattere psichiatrico né tantomeno che fosse in possesso di certificazione medica rilasciata da strutture sanitarie“. Come confermato anche dallo stesso il sindaco di Ardea Mario Savarese, in carica al compito di firmare le disposizioni per i Trattamenti sanitari obbligatori, che ha spiegato di non aver avuto alcuna comunicazione o documentazione sull’uomo.
Altro punto su cui c’è da fare chiarezza è la dinamica dell’omicidio. Sembra infatti che quella mattina Pignani avesse discusso con il padre dei bambini Domenico, ai domiciliari per reati legati alla droga, quindi sarebbe rientrato in casa e intorno alle 10,50 tornato nuovamente in strada, in via delle Pleiadi, avrebbe puntato l’arma contro il più piccolo dei due bambini che stava giocando nel parco di via degli Astri a poca distanza da casa. Quando l’uomo si è trovato davanti al bambino più grande intervenuto in soccorso del fratellino avrebbe rivolto l’arma anche verso di lui uccidendolo. Nessuna pietà neanche per l’84enne che si trovava in quel momento in bicicletta e che avrebbe cercato di mettersi in mezzo tra i bambini e il killer. L’uomo è stato freddato con un colpo alla testa. Poi la fuga per barricarsi nella villetta di via Colle Romito 238 dove si è tolto la vita. In strada il cadavere del pensionato e i due bambini in fin di vita e con loro il papà immediatamente intervenuto richiamato dai colpi di pistola e che ha stretto loro le mani fino all’arrivo dei soccorsi.