Ostia, Coronavirus: la preghiera non si ferma nelle “chiese famiglie”

Abituati a docilià e mitezza le celebrazioni continuano secondo le regole per cristiani ortodossi, cattolici e protestanti: “la fede si rafforza nella tribolazione”. La comunità islamica ostiense: “Siamo preparati ai momenti di crisi.Sempre noi preghiamo anche dove siamo”


Abituati alla mitezza, alla docilità e alla compostezza le chiese del territorio ostiense continuano le celebrazioni, sebbene le attività aggregative e formative siano state interrotte. La comunità ortodossa rumena non ferma la preghiera e la liturgia; adottando le precauzioni del decreto governativo ci si adatta con tranquillità. Le chiese cattoliche si organizzano suddividendo gli spazi “fisici” negli ampi locali o, come da l’esempio il parroco prefetto di San Nicola di Bari, spostandosi all’aperto nei campetti parrocchiali. Chiudono anche le sale “fisiche” della chiesa evangelica IPL di Via Val Lagarina, ma il Pastore, l’Ap. Mario Basile, vuole tranquillizzare perché sono preparati, per cultura, a comunicare anche attraverso una solida rete internet, ma soprattutto perché questo virus “infernale” non può prevalere sulla chiesa che si regge su Gesù, sulle chiese che in ogni famiglia oggi diventano le prime chiese senza più alcuna differenza e separazione tra ortodossi, cattolici, protestanti, chiese domestiche dove Cristo entra e si siede. Sono anche più abituate le altre comunità religiose abramitiche; Yousef Al Moghazi, direttore della comunità islamica ostiense, ha chiuso la moschea ma è sereno perché sono per cultura abituati ai momenti di crisi e sempre pregano anche lì dove si trovano senza problemi. Allo stesso modo ci aspettiamo che gli ebrei non si facciano certamente scoraggiare.

La galassia del volontariato ostiense si congela, chiuse anche le consulte municipali; anche le associazioni scout si auto sospendono, come mai è capitato in tempi democratici, sebbene tanti capi scout, nell’esempio vivente delle storiche “aquile randagie” liberamente continuano il servizio “silenzioso” a favore dei più fragili. “Non perdiamo il sorriso, gli scout trovano sempre una soluzione – ci dice un capo scout – prendiamoci il tempo con i nostri figli e giochiamoci insieme”.

La paura non sembra insinuarsi dove c’è la preghiera e dove c’è l’amore e il calore familiare; anzi l’invito a tutti è di riavvicinarsi al calore di un amore che è presente anche se invisibile, eppure così concreto in questo momento, un profondo mondo affettivo e spirituale. Se il virus attacca senza farsi vedere sembra che anche nel mondo invisibile ci sia il modo di sconfiggerlo isolando la paura.


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