26/5/2017 – “L’idea di vendere Alitalia “risanata”, per evitare lo spezzatino ha preso tutta la sua consistenza e il Governo la caldeggia apertamente dopo l’approvazione del prestito ponte di ben 600 milioni. I tre commissari, due sono di troppo, dovrebbero però chiarire quanto costerà al contribuente tenere in vita un’azienda decotta come Alitalia per non svenderla (sarebbe l’ennesimo tentativo fallito)”. A dirlo è Dario Balotta, Presidente Onlit, Osservatorio Nazionale Liberalizzazioni Infrastrutture e Trasporti. “È di ieri la notizia che scatterà la cassa integrazione per 828 addetti di terra, 190 piloti e 340 assistenti di volo. Se è stato iniquo e inefficace l’ammortizzatore sociale, attivo a tutto gas dal 2008, per l’Alitalia, lo è anche adesso. La cassa integrazione con durata record di 7 anni e l’entità dell’assegno mensile (anche 20 mila euro per i naviganti) pagati dall’Inps e dai passeggeri con una tassa in partenza, sono inaccettabili per tutti i lavoratori precari o privi di ammortizzatori. A conferma che nulla è cambiato, verrà cancellata la “solidarietà” fino ad ora in vigore, meno salario per tenere tutti occupati. Quindi ai 600 milioni si aggiungeranno i costi milionari della nuova cassa integrazione (de-lux) al buio. I commissari dovrebbero puntare a rendere pubblico un bilancio costi-ricavi dell’operazione. Far sapere quanto costerà tenerla in vita altri 6 mesi e quanto si ricaverà fra sei mesi alla sua vendita. In un periodo così breve – conclude Balotta – non si rilancia una compagnia decotta, non si rilancia l’intercontinentale, non si modificano i contratti capestro del leasing e del carburante. Si possono solo far pagar allo Stato un’assurda quanto anomala cig straordinaria e ci si può inventare un meccanismo che faccia pagare allo Stato anche le tasse aeroportuali che Alitaia non sta pagando agli scali aeroportuali nazionali.