7/7/2016 – Si è tenuta martedì pomeriggio nella sede della protezione civile in via Gasbarra a Bagnoletto la riunione organizzata per affrontare il tema delle ordinanze di demolizione degli abusi lungo il canale Pantano. Un incontro che ha visto la partecipazione anche dei legali e dei geometri che stanno seguendo la vicenda grazie alla convenzione siglata con il comitato di quartiere Bagnoletto. Tra i geometri che hanno preso parte all’incontro Ivan Caccaro uno dei quattro geometri incaricati di seguire la vicenda e che settimanalmente incontrano i residenti. Prossimo incontro mercoledì 13 luglio sempre nella sede della protezione civile a Bagnoletto. “Abbiamo fatto il rilievo dell’intera zona passando del tratto del canale Pantano che costeggia via Albosaggia. – spiega il geometra illustrando le modalità di lavoro effettuate dal team dei tecnici e che serviranno per il ricorso al Tar che le famiglie coinvolte presenteranno a breve – Quindi abbiamo appurato che nel corso degli anni il canale si è spostato di circa due metri rispetto alle cartografie del 1943. Le prime, successive anche all’intervento dei Romagnoli, realizzate dopo il catasto gregoriano (il primo catasto particellare moderno dello Stato Pontificio che nacque nel 1816 sotto il regno di papa Pio VII, ndr). Abbiamo quindi agganciato tutta la zona al casale Corsetti e al manufatto presente più a sud dove abbia appurato la presenza di due punti validi per la rilevazione e siamo quindi arrivati fino a via di Bagnoletto, via Ermanno Ferrero e via Albosaggia analizzando 40 lotti. Nel corso dei rilievi è stato inoltre riscontrato come tre le due sponde ci sia un dislivello di circa 40 centimetri”. Appena mercoledì Alessandro Ieva, ex presidente del cdq Bagnoletto aveva lanciato l’allarme sull’arrivo delle ordinanze denunciando come fossero state fatte “senza verificare come un canale privo di sponde definite, lasciate a terra libera, abbia cambiato nel tempo la sua sezione, mutando appunto le distanze dai muri confinanti. Gli abusi sono da condannare e quelli accertati tecnicamente e legalmente dovranno essere rimossi, ma in molti casi sono stati regolarizzati con condoni o concessioni che qualcuno ha firmato. Invece di scoperchiare la pentola della mala gestione individuando responsabilità del Comune di Roma e del X Municipio, ci si accanisce sempre verso i cittadini che sono gli unici a pagare”. Nel nostro Municipio – concludeva Ieva – stiamo ancora aspettando di conoscere dal Prefetto le opere idrauliche del famoso 1,8 milioni di euro a bilancio municipale del 2015”.