Ostia, accolta richiesta parte civile della Regione Lazio nel processo Papalini-Spada


16/5/2015 – “Il Tribunale Penale di Roma, VIII Sezione Collegiale ha accolto l’istanza di costituzione di parte civile della Regione Lazio, nel processo che vede imputate 9 persone tra cui Aldo Papalini, ex direttore dell’Ufficio Tecnico di Ostia e Armando Spada”. Lo ha annunciato nei giorni scorsi Gianpiero Cioffredi, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza e Legalità della Regione Lazio. “Le nove persone indagate sono ritenute a vario titolo responsabili dei reati di “abuso di ufficio”, “turbata libertà degli incanti”, “falsità ideologica”, “concussione”, “corruzione” e “reati finanziari” con l’aggravante del “metodo mafioso. I reati contestati dalla Direzione Distrettuale Antimafia su indagini della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri e della Capitaneria di Porto descrivono un sistema corruttivo attuato con “metodo mafioso” finalizzato a pilotare la gestione dei pubblici appalti e la concessione di alcuni stabilimenti balneari di Ostia. La Regione Lazio si considera parte offesa dei reati sopra descritti e delle condotte contestate agli imputati così come emerge dalle fonti di prova. E’ evidente che le condotte poste in essere dagli imputati riguardanti soprattutto, tra gli altri, la violazione delle procedure obbligatorie previste dal Codice degli appalti pubblici; la scelta della gara mediante procedura negoziata ristretta senza pubblicazione del bando in assenza dei presupposti di legge; la ricezione di denaro e altre utilità a fronte di favoreggiamento nell’affidamento della concessione di spiagge e stabilimenti, abbiano procurato un danno patrimoniale e non patrimoniale alla Regione Lazio in quanto in quanto inerenti la gestione del demanio marittimo. Ancorché la legge regionale prevede che, in base al principio di sussidiarietà, le competenze in materia di rilascio, rinnovo e revoca delle concessioni sul litorale siano affidate ai comuni, pur tuttavia in capo alla Regione resta l’interesse pubblico all’inviolabilità del demanio marittimo e l’interesse legittimo alla regolarità delle procedure amministrative. Il medesimo interesse resta in capo a tutti i cittadini che per l’appunto la Regione rappresenta. E tale interesse pubblico risulta violato dai fatti contestati. L’attività demandata ai comuni in materia di concessioni di demanio marittimo e nel caso di specie al municipio X (ex XIII), dovrebbe essere esercitata nel rispetto della legalità dell’azione amministrativa, della salvaguardia dell’ambiente costiero, del corretto sviluppo urbanistico e della esigenza di contemperare la primaria funzione pubblica del demanio marittimo con lo sviluppo economico e turistico legato al bene “mare”. Tali principi non sono stati rispettati provocando un danno patrimoniale morale e di immagine della Regione Lazio. Danni accentuati dall’attribuzione agli imputati dell’aggravante del metodo mafioso nei singoli reati contestati. Tali azioni creano, inoltre, un forte pregiudizio per il sistema economico regionale del Lazio, nonché determinano uno stato di incertezza, insicurezza e di scetticismo nei cittadini di fronte all’agire della pubblica amministrazione”.


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