Nel piano di Ostia dei primi del Novecento pensata come città giardino non vi erano solo gli stabilimenti balneari. Ammirando cosa è oggi Ostia Lido si nota tra il tessuto insediativo moderno e lo sviluppo edilizio disomogeneo degli ultimi anni del ‘900, uno spaccato Liberty della città.
L’architettura moderna di questo periodo dona un certo fascino all’area; ne costituiscono un esempio le palazzine ed i villini liberty del centro storico, le case popolari su via della Marina e corso so Duca di Genova, oppure il Palazzo del Pappagallo che si incontra sulla piazza Anco Marzio, passeggiando sul lungomare.
L’opera residenziale, realizzata dall’architetto Mario Marchi alla fine degli anni ’20 presenta nella facciata un vivace assortimento di colori, tornati all’originale splendore e brillantezza grazie ad un recente intervento di restauro. Sono di questo periodo anche: il Palazzo del Governatore, progettato dall’architetto Vincenzo Fasolo nel 1924; la Colonia, poi denominata Vittorio Emanuele III, costruita tra il 1916 ed il 1920 su progetto dell’architetto Marcello Piacentini destinata inizialmente a ospedale per le cure elioterapiche di bambini affetti da tubercolosi.
Tra gli anni ’20 e gli anni ’30 si verifica la ristrutturazione urbana voluta dal regime fascista: da Ostia Nuova, piccolo sobborgo con poche case, a Lido di Roma, grande e moderno quartiere marittimo della capitale. L’architettura ‘sgrammaticata’ di questo periodo apre la strada al periodo successivo, che a partire dagli anni ’30 si permea di razionalismo e funzionalismo.
Nel 1932 la Società Immobiliare Tirrena bandì un concorso per la realizzazione di quindici villini signorili. Gli edifici realizzati, ed in particolare i villini di Adalberto Libera sul lungomare Caio Duilio, diedero il via alla realizzazione di altre costruzioni simili opera di un’elevata qualità progettuale di giovani architetti quali lo stesso Libera, Mario Monaco e Leopoldo Botti.
L’architettura moderna di questo periodo è visibile anche nelle opere pubbliche. E’ possibile notare le suggestioni “futuriste” nell’Ufficio Postale realizzato dall’architetto Angelo Manzoni, il quale presenta all’entrata un gruppo di colonne poste a semicerchio, richiamo dei pini del Parco di Castelfusano.