Negli scavi di Ostia Antica scoperto il luogo dove pregarono Sant’Agostino e Santa Monica


26/9/2023 – Parco archeologico di Ostia Antica, scrigno inesauribile nel quale trovare preziosi reperti per continuare a leggere la storia. Un’area che anche all’estero è molto conosciuta e molto apprezzata dove, grazie alla meticolosa opera di scavo e quindi di ricerca è possibile riavvolgere il nastro che ci lega al passato.

Ed è proprio da una campagna di scavi che nei giorni scorsi è emerso un particolare che conferma il legame di quest’area con la presenza nel territorio di Sant’Agostino e Santa Monica.

È stato infatti trovato il luogo in cui pregarono il Santo di Ippona, sua madre Monica, il figlio Adeodato e gli amici Evodio e Alipio.

Si tratta di un recupero eccezionale. Di un sito sepolto in un terreno agricolo dove sorgeva la basilica cristiana di Ostia, dedicata ai Santi Pietro, Paolo e Giovanni Battista, uno dei primi edifici di culto di questa entità.

A svelarlo, nei giorni scorsi, Norbert Zimmermann, vicedirettore della campagna archeologica internazionale nel corso delle Giornate Europee del Patrimonio. Un ritrovamento che si deve al lavoro di scavo durato cinque settimane durante questa caldissima estate romana, lavoro effettuato da un’equipe internazionale di trenta archeologi guidati da Norbert Zimmermann, tra l’altro anche vicedirettore dell’Istituto Archeologico Germanico di Roma.

La scoperta si deve ad uno studio iniziato negli anni Novanta con il supporto di fotografie aeree, rilevamenti stratigrafici, studi geofisici e sondaggi sul terreno, elaborati e ricostruiti al computer, al termine dei quali è caduto l’ultimo velo rispetto all’esatta ubicazione dell’antica basilica cristiana di Ostia.

“Ritrovare la cattedrale di Ostia è emozionante – ha affermato Zimmermann – Oggi siamo in grado di vederne la zona absidale ed è forse l’unica opportunità storica che avremo per vederla. Siamo infatti alla conclusione di questa prima fase della campagna archeologica che si articolerà in cinque anni”.

Gli scavi dell’edificio presto saranno interrati nuovamente per consentirne una migliore conservazione, hanno una natura prettamente scientifica e, almeno per il momento, non sono destinati ad una musealizzazione; svelano la zona absidale e presbiteriale di un più articolato complesso basilicale, ancora sotto terra. La presenza di due colonne che sostenevano l’abside ne fanno un unicum tra le architetture costantiniane di questo tipo a Roma. Edificata all’inizio del quarto secolo, la chiesa è imponente, con i suoi ottanta metri di lunghezza, atrio compreso.

Siamo quindi davanti alla fondazione costantiniana, edificata su un terreno agricolo, attorno alla chiesa una necropoli, con numerosi resti di sepolture dell’epoca, oggetto di depredamenti e spoliazioni sistematiche lungo l’arco della storia.

Il ritrovamento, qualora ce ne fosse bisogno, testimonia l’importanza dell’area archeologica di Ostia Antica. Un ambito molto esteso ancora tutto da scoprire e che la nuova dirigenza del Parco, affidata ad Alessandro D’Alessio, intende far venire alla luce.

Gli scavi riprenderanno nell’estate 2024 e non è escluso che riservino ancora sorprese, magari legate ai tre mesi in cui l’autore delle Confessioni soggiornò ad Ostia con la madre, santa Monica, che qui si ammalò e morì.


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