23/07/2020 – “Abbiamo paura qui abbiamo figli, nipoti, amici e l’idea che accadano cose del genere ci terrorizza”. A parlare è uno dei tanti residenti dell’Idroscalo dopo la notizia della violenza subita da una bambina di 5 anni.
A poche ore dall’arresto del cittadino rumeno con l’accusa di violenza sessuale aggravata sulla figlia dei suoi vicini di casa, il quartiere lidense si confronta attraverso gli spontanei referenti delle sue molteplici culture interne che convivono e per cui questa parte di Ostia, di Roma, potrebbe forse essere un esempio. Salvo “gli imbucati”.
Ci accorgiamo parlando con don Fabio, cappellano dell’Idroscalo, che il dolore è assai vivo in tutta la comunità, dove non si percepisca la differenza tra italiani, rumeni, sud americani ma nella quale tutti sono cittadini. Ora, nel dolore – ci dice – occorre silenzio e rispetto. Aspettiamo il tempo nel quale se ne saprà di più.
A poche ore anche dal “memoriale Simeone Nardacci” – che ogni anno è celebrato tra il 19 e il 20 Luglio – le stesse condizioni si ricreano e l’habitat per la violenza sui più fragili si rigenera drammaticamente: zone d’ombra di promiscuità, lontananza delle istituzioni e della scuola, solitudine ed emarginazione. Tutto questo oggi all’ombra della Torre di San Michele Arcangelo, “l’angelo ragazzino combattente”. Gli strumenti di prevenzione della violenza sui minori, decantati in una seduta consiliare del X municipio sono ancora rimasti solo parole affascinanti.
Se, poi, chiediamo ai residenti delle nuove strutture giustamente inaugurate in pompa magna istituzionale come la “Palestra della Legalità” , “Punto Luce“, ci parlano della grande potenzialità ma di una certa lontananza ad impattare con le abitazioni, i nuclei familiari, la realtà e tanti ci riportano del rischio che possano rappresentare per tantissimi ‘cattedrali nel deserto’ mentre i veri poli socio pedagogici cresciuti sul territorio nel tempo si sentono abbandonati e messi fuori da una utile quanto ora necessaria rete. Ma per dirla tutta è purtroppo una lontananza reciproca, una diffidenza inutile quanto insensata da parte di certe famiglie della comunità dell’Idroscalo perché i bambini, i giovanissimi hanno più che diritto a quegli spazi e quelle attività anzi in qualche modo sono nati per loro. Urge quindi un incontro in questo senso.
Ma non generalizziamo e dai metodi (che ancora attendono) andiamo la merito.
La comunità rumena dell’Idroscalo è un’attiva e importante anima di questa realtà e sono tantissimi nuclei familiari, lavoratori, storici gruppi dell’idroscalo, comunità – ricchissima di bambini e giovani, ndr – che vanta qui la sua prima chiesa cristiana ortodossa rumena (poi spostatasi a Regina Pacis, poi Stella Maris, poi costituente una propria parrocchia sulla via Ostiense), ma è rimasto saldo il suo forte rapporto con la chiesa. Tutta brava gente insomma. Ma qualcuno sfugge.
“Manca chiarezza all’Idroscalo di Ostia, tutti lo sanno – ci racconta un altro abitante – ma non si sa per quale motivo non viene fatta dalle autorità in maniera completa. I vigili e la protezione civile iniziarono un censimento nel 2010 che poi si interruppe, per poi riprendere qualche mese fa ma non sappiamo esattamente chi viene, chi va via, e in queste situazioni non sai mai che si aggiunge agli abitanti, magari persone non buone.”
Bisognerebbe trovare – a detta di qualche altro cittadino che si avvicina e ha voglia di parlare – i politici e gli amministratori che sappiano fare chiarezza e separare i cittadini lavoratori – la stragrande maggioranza – da chi invece si viene a nascondere; poi valorizzare come “borgo tipico” questo luogo che vanta una parte importante di Ostia e di Roma e nuclei familiari autoctoni con storia e tradizioni. Addirittura la presenza, per un certo periodo, di una “santa davvero universale” Madre Teresa di Calcutta.
Da anni e anni la chiesa, soprattutto grazie all’impegno dell’attuale sacerdote nella cappellina “Santa Maria Assunta” si adopera per lanciare un messaggio di appartenenza matura, di dialogo con le istituzioni, di integrazione nei valori comuni. Sempre la chiesa, insieme alle realtà ecclesiali, anche protestanti e ortodosse, ha dato vita ad una rete di solidarietà durante il lockdown fondata sulla conoscenza delle famiglie e delle persone in genere e questa esperienza ancora dura. La chiesa: questo è anche un avamposto di legalità perché, salvo qualche altra abitazione, è una delle poche ad avere le cosiddette “carte in regola”. A quando insomma un impegno di una politica forte che sappia discernere seriamente chi può e deve abitare e chi no uscendo così da una imbarazzante, quanto spesso ‘utilitaristica’ ambiguità, soprattutto nelle campagne elettorali?
Quindi non è più tempo di apparire bisogna fare per essere, cosa fare?: censimento serio, dislocazione di chi non è in regola e sanatoria dei cittadini lavoratori locali, denominazione di “Idroscalo di Ostia” come borghetto tipico e caratteristico, piano di riapertura della scuola statale della zona, rete istituzionale “territoriale” (approccio socio pedagogico e non verticistico direzionale di stampo “scolastico – politico – sanitario”), assunzione (diretta, non per privato sociale) nella piattaforma municipale di educatori, operatori pedagogici convegni e conferenze sulla marginalità minorile territoriale, garante infanzia e adolescenza territoriale, memoria pubblica e simboli forti contro il disagio minorile – piazza Simeone (?)
Non possiamo non concludere con le parole di Padre Agostino, parroco della Basilica e Cattedrale di Ostia Sant’Aurea, in preghiera sul memoriale privato di Simeone sperando che le chiese e le preghiere siano ancora una volta la bussola per una civiltà laica e scientifica che in certe politiche sembrano ancora – ahi noi – brancolare nelle tenebre dopo essere state messe a dura prova, talvolta sfiduciate dalla gente, in questi mesi di pandemia: “(…)questo bambino, Simeone, non è più un ricordo, oggi è un simbolo. C’è il desiderio e la speranza che il mondo si liberi da cose simili, lo sfruttamento dei deboli, l’insicurezza, una vita non sana che non è quello che realmente desidera il cuore umano che invece cerca la pace, l’unità, lo stare insieme.(…) Chiedo da qui in preghiera al Signore che possiamo vivere in un mondo dove i più forti non si approfittino dei più deboli”.
Idroscalo di Ostia affronta l’ennesima prova e si affida anche alla speranza della fede, delle fedi, essendo presenti anche ortodossi. Ci viene anche in queste ore la notizia che una chiesa protestante di Fiumicino ha inviato del latte per i bambini di qui. Idroscalo di Ostia è anche un incredibile ricchezza per il Territorio di Roma di Ecumenismo e Dialogo Religioso.
Chissà se anche questa ferita potrà permettere la famosa e tanta attesa visita del Santo Padre Papa Francesco tra questo borgo tipico e che potrebbe davvero non solo dare vicinanza e tenerezza ma anche una rinnovata dignità capace davvero di cambiare le cose con l’aiuto di Dio.
[Associazione La Ciurma – SDT]