Med, parla Fabrizio Fumagalli: “Non mi opporrò alla riconsegna della concessione ma non sono il “capo degli abusivi””


3/7/2018 – “Nel rispetto della recente sentenza del T.A.R. Lazio, Il 4 Luglio la società MEDNET srl riconsegnerà allo Stato la Concessione Demaniale Marittima dello Stabilimento Balneare Circolo Velico Med”. A parlare è Fabrizio Fumagalli, patron dello Stabilimento Med a ridosso del Canale dei Pescatori chiuso ormai da tempo dopo il sequestro della struttura effettuato dalla polizia locale di Roma Capitale nell’aprile del 2016 e che domani dovrebbe vedere l’arrivo delle ruspe per l’abbattimento delle strutture come promesso nei giorni scorsi dalla presidente del X Municipio Giuliana Di Pillo. Una lunga chiusura che ha visto velocemente la struttura diventare rifugio di sbandati ed è il triste epilogo di una vicenda che vede colpe anche nell’amministrazione capitolina. E’ infatti il 1999 quando Fumagalli ottiene l’autorizzazione a sostituire i containers che fino a quel momento avevano ospitato il Circolo Velico con una struttura fissa. Da quel momento nonostante le richieste, la documentazione inviata ripetutamente il titolo edilizio che di fatto spettava di diritto al Med non viene mai rilasciato sostituito da proroghe semestrali rilasciate dal Comune di Roma che vanno avanti per quasi 20 anni. Nonostante i rinnovi temporanei e nonostante le richieste il Circolo Velico resta per l’amministrazione che in passato aveva autorizzato l’evoluzione dello stabilimento, una costruzione abusiva perchè quel titolo edilizio non rilasciato è indispensabile per la piena regolarità della struttura.

“Il dolore più grande che ho dovuto affrontare in questi mesi, – prosegue Fumagalli – non è la perdita del lavoro mio e della mia famiglia, ma l’essere additato come “abusivo” anzi “il capo degli abusivi”, per questo motivo ho deciso di non oppormi all’ordine di riconsegnare allo Stato l’area in concessione e le strutture di facile rimozione del Med, riservandomi di proseguire nella difesa del mio operato e del mio buon nome attraverso un ricorso al Consiglio di Stato e se necessario, alla Corte di Giustizia Europea. In questi mesi ho riscoperto il valore di una grande Comunità, quella di Ostia, che ha continuato ad offrirmi segni di stima e sostegno, di questo ringrazio i mie concittadini. Vi chiedo se è davvero credibile che si possa realizzare una struttura abusiva al centro della spiaggia di Roma senza il permesso dell’Amministrazione? E’ questo il “lungomuro” che si vuole abbattere? Vogliamo tornare agli anni ’80 dove anche le cabine erano legittimamente in cemento armato? Questa vicenda personale, vuole essere un’occasione di confronto, sul tema attuale della Legalità e della valorizzazione della spiaggia di Roma. Vorrei ringraziare le Forze dell’Ordine e la Magistratura che hanno colpito con forza la delinquenza presente nel X Municipio di Roma, senza questa azione non potremo guardare con fiducia al futuro, mi auguro che questo livello di contrasto prosegua. Chiarito che il rispetto della legge è un valore fondante e condiviso di una società moderna, trovo essenziale che ci sia collaborazione ed obiettivi condivisi tra l’Amministrazione e, nel nostro caso, le imprese balneari del territorio, questo è ancora difficilissimo, il risultato è sotto gli occhi di tutti. Il P.U.A., che da vent’anni ci viene presentato come la rivoluzione della spiaggia di Roma, è uno strumento marginale (il PUA del 2005, che conteneva i molti servizi necessari alla città, ponendosi l’obiettivo di recuperare ampi tratti di visuali libere (oltre il 50%) e accessi pubblici all’arenile, è stato disatteso dalla stessa Amministrazione – quello del 2013 dopo tre anni di gestazione non è mai stato approvato – ora nel 2018 ci raccontano una altra rivoluzione …) la vera rivoluzione la faremo solo e quando si deciderà, con i fatti (risorse, ricettività, viabilità verde, parcheggi, passeggiata, aree pedonali..) che quello di Ostia è il litorale turistico di Roma, non è una periferia della Città. Mi auguro che presto l’Amministrazione Capitolina si apra al confronto superando posizioni ideologiche e velleitarie, non comprendo come, in un Paese ricco di Piccole Imprese Familiari, si possa pensare che il futuro della spiaggia di Roma lo progetti una Grande Impresa Immobiliarista. Le imprese balneari di Ostia sono pronte ad adeguarsi ai bisogni della Società che cambia, ma come Imprese hanno bisogno di regole certe ed economicamente sostenibili. Il Sindacato Italiano Balneari – conclude Fumagalli – ha offerto al Comune di Roma la sua collaborazione per aprire una fase nuova, che ci consenta di superare questa inutile e lacerante situazione di stallo, chiudendo definitivamente la stagione del “Lungomuro”.”


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