
21/07/2024 – Un vero e proprio patto inter generazionale: è questo che sembra suggerire la particolare cura che il Vescovo Dario Gervasi, ausiliare per Ostia e Roma Sud insieme all’opera della comunità di sant’Egidio lidense indicano sul Territorio.
La prossimità e la quotidianità, la realtà per dirle in una parola sola, ci mettono di fronte alla vera sfida: la convivenza che ci arricchisce vicendevolmente. Paradossalmente ne l’agone verso le giovani generazioni da un lato, ne la commovente protezione della senile fragilità, ne, come si vede a volte un’appiattimento grottesco di persone mature che fanno i ragazzini, o di ragazzi che nell’atteggiarsi già scimmiottano le pose da grandi uomini o donne. No, niente di tutto questo è il segno vincente della virtù sociale; la pietra angolare è invece la relazione scambievolmente produttiva tra le estremità delle nostre età.
E qui avviene quasi un miracolo: il giovane esce da questo incontro con l’anziano percependo una forza e una pazienza particolari, una pace rafforzante; l’anziano esce da questa relazione con il ragazzo con una freschezza particolare, con quell’ossigenazione che ricordava ai suoi albori, con una speranza nell’orizzonte.
E allora, i giovani continuino a fare pure i giovani, nel bene e nel male; gli anziani facciano gli anziani, nel bene e nel male, non perdano la loro identità, ma i nostri vegliardi si ricordino di quando erano ragazzi, e loro invece pensino che un giorno anche loro saranno nella condizione di chiedere aiuto.
Hanno particolare importanza i fatti di queste ultime ore; una campagna informativa (VIVA GLI ANZIANI: EMERGENZA SOLITUDINE) della comunità di lungomare Paolo Toscanelli, comunicazione capillare, che mette in guardia i nostri ‘nonni’ di fronte ai pericoli, soprattutto nel periodo estivo; questa è già una pratica operativa per i ragazzi affinché scorrendo i vari punti monitorino che i loro ‘nonni di prossimità’ siano in sicurezza e magari provvedano ad aiutarli.
E poi addirittura una lettera del vescovo lidense Dario Gervasi e che viene dal cuore proprio rivolta a quei ‘monumenti viventi’ con i quali abbiamo la possibilità ancora di parlare e confrontarci.
“Un pensiero per te, in un tempo storico difficile come quello che stiamo attraversando, sento forte il bisogno di scriverti e farti arrivare il mio saluto affettuoso e pieno di gratitudine per la tua profonda esperienza di vita, per le prove che hai passato e per la fatica che hai vissuto.
Pensandoti, come Maria, anch’io posso dire: «grandi cose ha fatto in “te” l’Onnipotente»!
Sento di doverti ringraziare, per la tua saggezza, la pazienza e soprattutto per quanto hai donato e continui a donare a chi hai accanto.
Grazie per aver lottato, sofferto e vissuto, consegnando a tutti, in particolare ai giovani, un mondo di cui ne dobbiamo essere anche noi dei custodi responsabili, dovendone conservare la bellezza e la giustizia per la quale ti sei dato tanto da fare.
Ti auguro e prego che tu non possa avere alcun rimpianto.
Gesù guarisca le ferite del tuo cuore e ti conceda la grazia di essere in pace con tutti. Ti auguro e prego perché tu possa arricchire e confortare con il Suo Amore, i tuoi figli e i tuoi nipoti e che anch’essi possano esserti di sostegno e di aiuto nei momenti più difficili.
Ti sono vicino e prego il Signore Gesù che ti doni il Suo perdono, ti faccia sentire tutto il Suo Amore e ti avvolga con la Sua infinita Misericordia.
Siano sempre presenti nella tua mente le Sue Parole: «Qualunque cosa il nostro cuore ci rimprovera, Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa» (1 Giovanni, 3,20).
Sei prezioso.
Ti saluto donandoti la Benedizione di Dio.
Ma Ti chiedo un dono anche io: benedicimi anche tu, e prega per tutti noi, cosi, come sai pregare, cosi come sei.
Abbi fiducia che la tua preghiera è ascoltata da Dio e arriva al Suo Cuore più di quanto tu non possa immaginare.
Ti ringrazio.
+ Mons. Dario Gervasi
Vescovo Ausiliare della diocesi di Roma”
Una maggiore vicinanza seppure nella diversità delle età, dei bisogni specifici, delle necessità sociali. Ma la vera sfida è il dialogo e, lì dove non si riesca a stabilire una comunità d’insieme, il rispetto; mutuo rispetto sia dei giovani verso le radici della nostra società civile, legni e tronchi verrucati, crispi, ruvidi, di chi ha vissuto mille vite, e sia di chi il peso dei decenni non lo faccia sentire come giogo pesante sulle tenere spalle dei giovanissimi.