“Dobbiamo smetterla di considerare l’ambito sociale come terreno di scontro politico tra partiti e gruppi più o meno direttamente orientati. Non serve a nulla se non a perpetrare la violenza: questa catena di odio e risentimento va spezzata con forza”. A dirlo è Stefano DI Tommasi dell’Associazione La Ciurma. “Che questi giovanissimi si azzuffino tra di loro, nel clima che è stato alimentato da un lato e dall’altro della barricata partitica e popolare, è la cosa più normale che possa capitare e non c’è nulla da recriminare né da un lato né dall’altro. Sfido qualunque psicologo, educatore, pedagogista a dirmi che, in questo clima, i ragazzi sarebbero o dovrebbero risultarne tranquilli e sereni. E allora questo clima che si sta creando a cosa serve? A cosa cosa serve, nella pratica, attaccare continuamente un gruppo politico, in questo caso il centro sinistra, se non ad aumentare rabbia e violenza strisciante tra le persone. Se il centro sinistra, per storia e per cultura, ha dato vita ad un modello tipico di Gestione del Sociale, da decenni a questa parte, che ora scricchiola pericolosamente alla prova del mutato contesto storico socio culturale è forse qualcosa che occorra recriminargli continuamente? A cosa serve continuare ad inasprire toni e modi? A cosa serve, una volta constatato un limite, infierire? Quello che andrebbe fatto non è organizzare cortei urlanti e manifestazioni rabbiose ma proporre una ‘nuova rotta’, un nuovo modello di gestione del sociale. Se questo non avviene allora significa che anche l’opposta fazione politica di partito, con i gruppi direttamente o indirettamente collegati, sta nel torto marcio. Sono qualche giorno fa Papa Francesco affermava a gran voce “E’ importante non cedere alle tentazioni dello scontro”. E’per questo non solo i cristiani, tutti i credenti, ma anche semplicemente i cittadini di buona volontà in genere, maggiormente i professionisti e i competenti del settore socio pedagogico, fuggano i terreni della tentazione e cerchino ‘il coraggio di fare scelte coraggiose per la Pace’. E la scelta del coraggio è ipotizzare un nuovo modello di gestione del sociale abbandonando quello dell’assistenzialismo sociale e del volontarismo populistico verso un approccio di stile socio pedagogico, competente e formativo, locale e istituzionale, secondo il concetto di pedagogia di prossimità. Ma – conclude La Ciurma – la cosa che da paradossale diventa ‘criminale’, a mio avviso, è vedere che questi 2 fallimenti continuano a distruggersi vicendevolmente sulla pelle di ‘ragazzini’ che finora hanno subito dalla vita violenza, odio, intolleranza, povertà, privazione. La politica, innanzitutto quella dei Partiti, capisca questo messaggio e indirizzi a risolvere i problemi del sociale coloro che si sono formati anche accademicamente in questa direzione: un passo indietro per favore e a ciascuno il suo lavoro. Questo non per una categoria o per qualche gioco lobbistico o di potere, ma a tutela dei più fragili che dobbiamo proteggere”.