“Nelle mani ho un discorso di nove pagine. A quest’ora, con lo stomaco che incomincia a muoversi, leggere nove pagine sarebbe una tortura. Io darò questo al Prefetto. Che sia lui a comunicarlo a voi”.
È Papa Bergoglio che ti aspetti. Sincero, empatico, comunicatore. È al mondo della comunicazione e dei comunicatori che è stato dedicato il primo evento di questo Giubileo 2025. Una tre giorni di varie iniziative e con il clou che si è tenuto alla Sala Nervi dedicata a Paolo VI. Sala che può ospitare oltre 6mila persone ma che, in questa occasione, era stracolma con giornalisti, operatori, grafici ed altri rappresentanti di questa categoria provenienti da 138 Paesi. La sensazione è che si sia andati ben oltre la capienza stabilita. C’era attesa per le parole del Pontefice che non si è sottratto e ha parlato subito di “Difendere la libertà di stampa e di espressione di pensiero” e di “liberare i reporter ingiustamente detenuti”. Ha ricordato quanti, e purtroppo sono molti, che ogni giorno rischiano la vita per informare sulle guerre di episodi che altrimenti resterebbero sconosciuti. Quando ha affermato che “saper comunicare è una grande saggezza” e “comunicare è una cosa di divinità” vengono in mente le parole di San Giovanni Paolo II pronunciate 25 anni fa nel corso del Giubileo del 2000 e delle quali siamo stati testimoni: “il mestiere di giornalista è un lavoro anche sacro”. Non si tratta certo di enfatizzare o mitizzare il mestiere o la professione in fondo antica come l’essere umano. E, in considerazione del contesto odierno, chi è stato Gesù se non un comunicatore? Papa Francesco, ha colto l’occasione per ribadire come “In questo nostro tempo segnato dalla disinformazione e dalla polarizzazione, dove pochi centri di potere – riferimento a Musk & Company? (ndr) – controllano una massa di dati e di informazioni senza precedenti, mi rivolgo a voi nella consapevolezza di quanto sia necessario, oggi più che mai, il vostro lavoro di giornalisti e comunicatori”. E ancora, “Comunicare è uscire un po’ da sé stessi per dare del mio all’altro. E la comunicazione non solo è l’uscita, ma anche l’incontro con l’altro. Saper comunicare è una grande saggezza, una grande saggezza!”. Bergoglio ha parlato di informazione libera, responsabile e corretta patrimonio di conoscenza, di esperienza. Di una vocazione e di una missione. Di come raccontare i fatti con studio e ascolto. Parole che stridono con il nuovo linguaggio dettato dalla velocità di trasmettere le notizie. Il rischio è “putrefazione cerebrale” come Francesco definisce lo scrolling o scorrimento sui social media. Un monito, un dato di fatto peraltro del quale siamo tutti consapevoli. Le parole possono essere “lame” afferma Francesco e invita i media ad una “comunicazione attenta, mite, riflessiva, capace di indicare vie di dialogo. Vi incoraggio perciò a scoprire e raccontare le tante storie di bene nascoste fra le pieghe della cronaca; a imitare i cercatori d’oro, che setacciano instancabilmente la sabbia alla ricerca della minuscola pepita”.