13/12/2023 – Assistiamo sul nostro territorio X Municipio di Roma, come a Roma e in Italia, alla perdita di consenso delle famiglie per la scuola pubblica, percepita sempre più come laicista, a vantaggio delle scuole, cosiddette, private e paritarie con una, sensibilità e una scelta più identitaria e ‘spirituale’. L’ultimo sbarramento, perché vi sia quasi un ribaltamento degli equilibri, forse risiede nel surplus economico, ma a questo si potrebbe porre rimedio. [Dati Istat: la percentuale di studenti iscritti alle scuole private in Italia è arrivata al 62,9%]
Per dirla tutta questo capita anche nel mondo culturale, artistico, intellettuale.
Forse, addirittura, sul piano culturale locale già il settore laicista non è più una maggioranza, contrito dalle separazioni che sempre nascono quando la cultura ‘dei soldi’, smascherandosi dai ‘camuffamenti’, prende il sopravvento sull’Uomo.
Non crescono solo le secolari, millenarie, scuole cristiane cattoliche; abbiamo un riscontro didattico anche dalle scuole che nascono ‘a fianco’ (in senso metaforico) dei centri di culto siano essi orientali o arabi. Quello che varia, certamente, è la strutturazione e la visibilità e anche il diverso collegamento con il tessuto metropolitano.
Ciò che accadrà è da vedersi su come, da qui in futuro, si comporterà la cultura laicista nelle scuole e nei luoghi di espressione, pagati con le tasse di tutti.
Escludere le radici dei popoli, nel laicismo a cui ahimé spesso assistiamo, o invece saper accogliere lo spessore di queste realtà (non relegandole nel folklore) farà la differenza.
La costituzione garantisce una scelta libera dell’insegnamento, da parte dei genitori, per i propri figli. Finché la famiglia reggerà sarà garante dell’ iter educativo e culturale negli anni didattici per la formazione progressivamente consapevole e matura del futuro cittadino. Certamente, lì dove non c’è famiglia (o dove le si permetta la disgregazione) i giovanissimi sono soggetti alle pressioni esterne delle tante agenzie, più o meno istituzionali, fisiche e virtuali, che agiscono sullo sviluppo delle personalità.
Se una famiglia agisce per natura (salvo eccezioni patologiche) per l’Amore, soggetti esterni possono invece avere l’influenza di altre ‘motivazioni’ scisse anche da ideali e valori astratti quando essi proprio non rappresentino una ‘copertura’.
La deriva stile francese, a livello interno e esterno ai suoi confini, mette in guardia gli stati, ma anche quelle culture e quelle forma mentis laiciste che hanno scisso il logos intellettuale culturale dai principi esistenziali di ciascuno che ci parlano di concretezza quotidiana, ma anche e soprattutto di spiritualità, di coscienza e consapevolezza, di culti, di radici.
L’approccio laicista, ammantato da un lato da costruzioni logiche interpretative del mondo e della società, dall’altro dalla legittimazione materiale e materialista della continua spasmodica ricerca di questo e quel ‘lavoro/mercato’ per cui “tu mi servi, lui mi serve…”, (oggettivazione dell’essere umano: uomo/donna oggetti) scissioni e conflitti per la concorrenza, tutto questo porta a scontri sul piano culturale, destabilizzazione educativa, e non per ultimo la schizofrenia tra il dire laico universale e il fare concreto e quotidiano (valori universali laici e realtà di prossimità, del ‘pane quotidiano’).
Campo di battaglia di tutto questo processo è la scuola. Le derive laiciste, con le proprie culture a seguito, a prescindere dal loro valore positivo o non, tolgono spazio fisico e mentale all’apprendimento e ai percorsi didattici quado le tematiche esistenziali potrebbero invece essere affrontate in altri luoghi o addirittura quietarsi nella tranquillità quando alle spalle di quella ragazza o di quel ragazzo vi sia un gruppo di adulti solidi delle proprie scelte culturali, identitarie, spirituali (che certamente verrebbero messe in crisi, diremo sanamente, dall’adolescente nel suo periodo di ricerca ed esplorazione).
Per una ristrutturazione ‘spirituale’ della scuola pubblica occorrerà che l’esondazione idealista laicista torni negli argini della realtà quotidiana e familiare, ma soprattutto prettamente scolastica come luogo di insegnamento fondato non soltanto sulla scienza e sui modelli, ma anche sull’esperienza di vita di maestri e professori e sulla relazione con le famiglie e la loro valorizzazione.
Per questo si suggerì, ad esempio, l’impiego di qualche ora delle programmazioni alla visita domiciliare e al dialogo nelle case.
Sdt