MESSAGGIO NELLA BOTTIGLIA – Giornata dei poveri, sant’Egidio Ostia: “Non distogliete lo sguardo dal povero”


19/11/2023 – Giornata mondiale dei poveri nel mondo, ma la prossimità del mondo, tra chi abita questa cittadina, è Ostia e il suo Territorio. Allora questa giornata deve farci pensare seriamente a non ‘distogliere lo sguardo’ dalla realtà, una realtà che solo pochi giorni fa, il 9 Novembre, ha visto morire sotto i nostri occhi, per freddo, un senza tetto, su una panchina.

E la realtà interpella politici e istituzioni, soprattutto in queste ore nelle quali le temperature si abbassano: a che punto il progetto del cosiddetto ‘ostello per i poveri’?

La commissione carità e volontariato delle chiese di Ostia, con il suo referente Alessandro Bottero, si preoccupa di coordinare la rete inter parrocchiale e territoriale al fine di interagire anche con le istituzioni mantenendo una visione generale sulla cittadina e far arrivare quello che serve a chi serve aldilà delle esigenze particolari o alle dotazioni specifiche di questa o quella comunità perché è giusto che tutti abbiano le stesse possibilità e che non vi sia una realtà più ricca di opportunità e altre invece che non hanno mezzi per aiutare. Nella coerenza a questa pratica evangelica si gioca la credibilità dei cristiani aldilà della forma.

Oggi la comunità di sant’Egidio di Ostia ha spezzato la Parola delle Sacre Scritture e dell’Eucarestia presso la chiesa rettoria Stella del Mare, su lungomare Paolo Toscanelli; da lì la riflessione che è anche appello per tutti noi:

“Oggi siamo uniti a tutte le chiese che in ogni parte del mondo celebrano la giornata dei poveri. Papa Francesco, istituendo la festa di oggi, ha voluto manifestare il posto dei poveri nella vita della Chiesa: la loro centralità è il cuore stesso del Vangelo.

Possiamo somigliare l’amore per i poveri ai talenti di cui parla il Vangelo che abbiamo letto. Le opere di misericordia – che l’evangelista Matteo richiama nel brano seguente a quello odierno – sono come quei talenti che il Signore ha affidato alle sue chiese come li affidò a quei servi.

Lungo la storia, sino al suo ritorno, le Chiese sono chiamate a far fruttare quei talenti, ciascuna secondo le capacità di ciascuno.

Accade purtroppo che non si comprende il valore di questo amore. Non di rado, infatti, l’amore per i poveri diviene un impegno tra gli altri, riservandolo ad alcuni o riducendolo a pratiche e burocrazia. Il Vangelo ci dice, invece, che ha un valore enorme.

La parabola evangelica afferma chiaramente che tale amore va moltiplicato. Il Vangelo mette fretta, una fretta che nasce dall’immensa folla di poveri che attende di essere amata e sollevata.

Era la fretta di Gesù: quando vide le folle di poveri che accorrevano a lui si incamminò subito per le strade per comunicare il Vangelo del regno e curare ogni malattia e infermità. E, potremmo aggiungere, seguendo la logica della moltiplicazione, che questa fretta spinse Gesù a moltiplicare i talenti con l’invio dei Dodici, prima, e dei settantadue, dopo. E così, di generazione in generazione, sino a oggi, Gesù chiede che si moltiplichino i talenti dell’amore per le innumerevoli periferie di questo mondo.

È in questo orizzonte di generosità missionaria che si comprendono le parole di Gesù riportate dall’apostolo Paolo: “Si è più beati nel dare che nel ricevere”.

Sì, non basta ricevere. Così ragionava il terzo servo. Egli non comprese che quel talento non era per lui. Era un dono per tutti, ma lui ne fece un possesso per sé. Si contentò di ricevere, potremmo dire, ossia ridusse la sua contentezza al conservare per sé quanto aveva ricevuto.

Non è questa la logica del Vangelo. E non deve essere così per noi. Il Signore ci ripete: “Si è più beati nel dare che nel ricevere”.

sdt

 


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