Le parole di Papa Francesco, in queste ultime ore, sono state indirizzate verso gli anziani. Approfittando del nuovo augurio ai giovani per le giornate mondiali ha voluto nuovamente sottolineare con forza il necessario collegamento tra queste due stagioni della vita in una relazione amorevole per una gioventù che voglia dirsi pienamente tale e soprattutto sana;
ha detto infatti: “prima di partire andate a trovare i nonni, fate una visita a un anziano solo! La sua preghiera vi proteggerà e porterete nel cuore la benedizione di quell’incontro”.
Alle parole del Papa hanno voluto rispondere prontamente due personalità importanti nel panorama territoriale legato ai centri di culto, Padre Gheorghe Militaru parroco della chiesa ‘Ingresso di Gesù a Gerusalemme”, sulla Via Ostiense, anche vicario per l’Italia della Chiesa Ortodossa di tradizione rumena, e il segretario della commissione cultura della prefettura di Ostia, diocesi di Roma, prof. Guido Antiochia.
L’ampia riflessione di Padre Militaru viene praticamente introdotta nel ragionamento dal pensiero del Prof. Antiochia:
“Gli anziani sono il dono prezioso della loro vita e della loro testimonianza. La nostra società con troppo pochi figli vive nel presente immediato, nella consumazione dell’istante e questo toglie senso sia alla generazione, che spesso viene vista solo come un impaccio o al massimo come la soddisfazione di un’esigenza individuale, sia alla memoria e all’esperienza dono delle generazioni che stanno concludendo il loro cammino.
A Ostia – ad esempio – possiamo tenere sempre presente quella splendida testimonianza per i giovani di Sami Modiano; ma personalmente mi piace fare riferimento, nella mia famiglia, a mia madre, come tanti memoria della seconda guerra mondiale e del dopoguerra per i suoi nipoti.”
““Nella vecchiaia daranno ancora frutti”, si cita nella sacra Scrittura, la Bibbia, al Salmo 92 nel versetto 15 – esordisce Padre Gheroghe – A molti la vecchiaia fa paura, anzi spesso viene vista con paura o addirittura considerata come una sorta di malattia. La vecchiaia, in effetti, è
una stagione non facile da comprendere, anche per noi che già la viviamo. Diventare vecchi non è solo il deterioramento naturale del corpo o lo scorrere ineluttabile del tempo, ma è il dono di una lunga vita.
Invecchiare non è affatto una condanna, ma una benedizione per tutti e una ricchezza per i giovani dalla quale hanno moltissime cose da imparare.
Purtroppo la società consumista contemporanea si profila anche sempre più negativamente come società dello scarto. E in questa cultura dello scarto non sembra esserci molto spazio per gli anziani, che troppo facilmente sono messi da parte e soffrono queste cose. Non manca, infatti, chi approfitta dell’età dell’anziano per imbrogliarlo o intimidirlo in mille modi.
Spesso leggiamo sui giornali o ascoltiamo notizie di anziani che vengono raggirati senza scrupolo per impadronirsi dei loro risparmi; o che sono lasciati privi di protezione e abbandonati senza cure; oppure offesi da forme di disprezzo e intimiditi perché rinuncino ai loro diritti. E a volte succede anche nelle famiglie – e questo è grave – che accadano tali crudeltà. Spesso gli anziani vengono scartati, abbandonati nelle case di riposo, senza che i figli vadano a trovarli se non poche volte all’anno e neanche sempre.
Nella Sacra Scrittura leggiamo di Simeone e Anna che sono protagonisti di una delle bellissime storie bibliche sull’età anziana sensibile allo Spirito. In che cosa consiste, concretamente, la rivelazione che accende la sensibilità di Simeone e di Anna? Consiste nel riconoscere in un bambino, che loro non hanno generato e che vedono per la prima volta, il segno certo della visita di Dio.
Essi accettano di non essere protagonisti, ma solo testimoni.
La visita di Dio non si incarna nella loro vita, non li porta sulla scena come salvatori, ma sono importanti testimoni di Dio che non prende carne nella loro generazione, ma nella generazione che deve venire.
Simeone e Anna conservano questa sensibilità dello spirito e sono capaci di capire le diverse situazioni e hanno compreso la situazione davanti a loro, quel bambino, era la manifestazione del Messia. Solo la vecchiaia spirituale può dare questa testimonianza, umile e folgorante, rendendola autorevole ed esemplare per tutti. La vecchiaia che ha coltivato la sensibilità dell’anima spegne ogni invidia tra le generazioni, ogni risentimento, ogni recriminazione per un avvento di Dio nella generazione che viene, che arriva insieme con il congedo della propria.
E questo è quello che succede a un anziano aperto con un giovane aperto: si congeda dalla vita ma consegna – tra virgolette – la propria vita alla nuova generazione. E questo è il congedo di Simeone e Anna:
“Adesso posso andare in pace”.
La vecchiaia viene per tutti. E come tu vorresti essere trattato o trattata nel momento nella vecchiaia, tratta tu gli anziani oggi. Abbiamo bisogno di una vecchiaia dotata di sensi spirituali vivi e capace di riconoscere i segni di Dio, anzi, il Segno di Dio, che è Gesù.”
“Riflettiamo particolarmente, in questi mesi, su questo tema – conclude il segretario della commissione Prof. Antiochia – al recupero dell’importanza della custodia e dell’amore verso queste persone così spesso scartate dai costumi della nostra società e tutti i cristiani non possono che essere concordi nelle loro riflessioni e nella loro attuazione nella vita.”
Sdt