MESSAGGIO NELLA BOTTIGLIA – Feste, riti, simboli mondani nel periodo di Natale? Qui c’è bisogno di una ‘messa’ a punto

“25 Dicembre: sapevi che per noi Natale è nascita del salvatore del mondo? E che il 6 Gennaio è l’Epifania di Gesù (E allora) Che c’entra con tutto ciò Babbo Natale (e la Befana)?(…) Una volta a portare i doni ai bambini buoni era Gesù, bambino (e non) quelle bugie di una economia consumistica, prepotente e scaltra (…) sotto le sembianze di «consigli per gli acquisti», da parte di una convincente figura barbuta, cicciottella e anziana…” che è messaggero dell’idolo del denaro a cui tanti si sono venduti l’anima e vendono gli altri, soprattutto i bambini.

Insomma, per farla breve: “Per i Cristiani veri non c’è nessun Babbo Natale né Befana”. Festeggiarli è idolatria. Promuoverli ai bimbi una pessima cosa. Punto.

E ci par di capire che anche accostare San Nicola vescovo di Myra al vecchio panciuto della bibita americana sia una forzatura di marketing strategico che ormai deve cadere.

A parlare, anzi difatti a scrivere, senza mezzi termini, è don Leonardo Bartolomucci presbitero della chiesa di Stella Maris, su viale dei promontori in Ostia (di seguito la sua lettera integrale, ndr). E a parlare non è certamente uno di quei cosiddetti ‘bacchettoni oscurantisti’ perché don Leonardo è un sacerdote socievole, dialogante, aperto alla società civile come testimonia la sua appartenenza alle associazioni locali che fanno cultura e soprattutto arte sul Territorio quale la nota e stimata progressista “Spazi all’Arte” o l’associazione vescovo Clemente Riva.

Tuttavia, per don Leonardo – anche profondo studioso, intellettuale e formato nella seria scuola comunità ‘neocatecumenale’ – c’è bisogno di ‘crescere’, di essere maturi e adulti nella fede come nella cultura; non si può più confondersi e confondere in una ipocrisia esistenziale di tanti che dicono far parte della chiesa di Gesù: c’è bisogno di una “messa a punto”, se non altro sul territorio lidense.

E a fagli da eco certamente sarebbero i fratelli delle altre confessioni cristiani, ortodosse, evangeliche e protestanti, oggi che si avvicinano i giorni dell’unità dei cristiani. Insomma: una cultura occidentale cristiana, radice europea, che vuole ricostituire le basi universali della nostra cultura a scapito certo con la deriva consumistica globalista che non ci appartiene. 

Una posizione tutt’altro che minimalista quella che viene evidenziata qui da Ostia, porta di Roma se solo si pensa che traccia una linea cristiana che va da Est, abbraccia l’Europa e si diffonde ad Ovest.

Evidentemente don Leonardo, anche forte della responsabilità del suo ruolo come consigliere all’interno della commissione cultura della prefettura di Ostia, diocesi di Roma, guidata da Padre Agostino Ugbomah, priore della cattedrale e basilica di Sant’Aurea,  don Leonardo ha preso carta e penna e fissato quei paletti che ai cristiani non devono proprio più fuggire per sentirsi e dirsi tali, adulti e maturi per la propria cultura:

“(Babbo Natale, le befane?) con tutte le spese che ogni anno impone ai poveri genitori dei nostri bambini, sempre più viziatelli e
presuntuosetti? Tutto cominciò con la fatidica pubblicità della bevanda gassosa di colore marrone –in origine verde– degli anni Trenta del secolo scorso, e quelle bugie di una economia consumistica, prepotente e scaltra, inesorabilmente si sono abbattute con veemenza, senza mezzi termini, contro la povera gente, sotto le sembianze di «consigli per gli acquisti», da parte di una convincente figura barbuta, cicciottella e anziana, dall’aspetto gioviale e rassicurante. Ma non dovevamo essere noi cristiani, figli della luce, quelli candidi come colombe e furbi come serpenti?

Una volta a portare i doni ai bambini buoni era Gesù, bambino pure lui, solidale per nascita col genere umano, ma senza far esperienza del peccato, anzi portando a tutti la sua amicizia, di più, la sua fratellanza, di più, la sua figliolanza divina, a chi solo lo avesse accolto. Poi ancora i Magi ripetevano il prodigio durante l’Epifania, in cambio di un pugno di paglia e una ciotola d’acqua, lasciati sul balcone o sul terrazzo di casa, per il ristoro dei loro cammelli, mentre loro scherzano e ridono riconoscendosi raffigurati nel presepe, posto all’ingresso, nella sala o accanto al camino.
I nostri bisnonni buoni ricevevano noci e arance, che erano frutta di stagione e che faceva tanto bene alla salute: Vitamina C e Omega 3. Ai nonni cattivi il carbone, e sinceramente non so se fosse uno zuccherino come quello nostro, o con le funzioni enzimatiche del magnesio. Che c’entra, infatti, la befana con i suoi dolciumi che ci rendono tutti così obesi? E quanti giocattoli inutili abbiamo ricevuto per essere trattati da noi con indifferenza, o riutilizzati in altre regalie e compleanni?

Non vi sembra che abbiamo bisogno tutti quanti di una «Messa a punto»?

Ecco perché è ripresa, con le dovute cautele anti Covid, appunto la «Messa di Mezzanotte», che comincia alle 00:00 (se fosse cominciata alle 19:00 sarebbe stata la «Messa delle Diciannove», e se fosse iniziata alle 22:30, sarebbe stata la «Messa delle Ventidue e Trenta»); e chi telefona in
parrocchia per chiedere l’orario della Messa di Mezzanotte, sappia che la domanda contiene già la risposta. Venite e vedrete, ci farà riaccendere a tutti la luce!

Dalle tenebre della nostra vita desolata come un deserto, la luce di Cristo che viene a salvarci ha brillato! Ecco sorge il sole di giustizia. Riaccendiamo le luci! Questa è la festa delle luci, è il tempo delle luci, delle manifestazioni del Messia. Col «Natale» Dio si incarna in un uomo come noi, per farci divini com’è lui, oh mirabile condiscendenza! Celebriamo, non solo festeggiamo, la nascita del Messia. Con l’«Epifania» celebriamo il bambino-
Messia che si manifesta ai sapienti di questo mondo, che gli porgono i loro doni, i quali lo riconoscono profeticamente vero Dio e vero uomo (incenso per il sacerdozio), re dell’universo (oro) Messia venuto a salvarci (mirra per l’imbalsamazione dei defunti).

Con la «Presentazione al Tempio» il Messia
si è fatto conoscere ad Anna e Simeone, i pii d’Israele che ne erano in speranzosa attesa. Nel «Battesimo al Giordano il Messia» si presenta al suo popolo, nuovo Giosuè, per condurlo al di là del Giordano e compiere la sua Pasqua. Con le «Nozze di Cana» il Messia si manifesta ai suoi discepoli, che
incominciarono a credere. Raddrizziamo le strade, spianiamo i precipizi, riaccendiamo le luci della fede!”

Sdt


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