7/10/2022 – Vincent Van Gogh ospite della Capitale per oltre cinque mesi. Ed è un Van Gogh per certi versi inedito quello ospitato a Palazzo Bonaparte a piazza Venezia.
Perché le 50 opere esposte provengono dal museo Kröller-Müller di Otterlo, all’interno del quale sono custodite testimonianze biografiche oltre che d’arte del grande pittore olandese.
E si deve in particolare ad Helene Kröller-Müller se il museo è da considerarsi come la seconda casa di Vincent van Gogh.
Il visitatore non troverà “I girasoli” o altri celebri dipinti dell’artista ma, attraverso le tele esposte, ritroverà senza ombra di dubbio l’anima tormentata di un uomo che non si sentiva capito, che amava ritrarre il popolo e che pose fine ai suoi giorni con un colpo di pistola all’addome a soli 37 anni.
Al centro della rassegna uno dei suoi innumerevoli autoritratti, realizzato con pennellate spesse, orizzontali e verticali e nel quale Van Gogh si ritrae fiero, per nulla tormentato come i realtà era.
Ed è la prima volta che il dipinto viene esposto dopo un accurato restauro. Un’immagine che accompagnerà romani e turisti da domani, 8 ottobre e fino alla prossima primavera (26 marzo).
Trascurato e non amato in vita. Proprio lui che amava il mondo e che aveva raggiunto quella che chiamava la “nota alta” del suo dipingere. Quell’esplosione di colori e forme uniche e inconfondibili.
Il percorso della mostra romana si snoda su due piani e segue la cronologia della vita e dell’evoluzione artistica di Vincent. Il periodo olandese, il soggiorno a Parigi, il periodo di Arles.
A partire dai primi disegni a carboncino, acquarello opaco e inchiostro fino a raggiungere il colore pieno, il tratto sempre più veloce.
La sua ricerca della nota alta va di pari passo con la ricerca di amore e non gli basta quello del fratello Teo che fino all’ultimo lo protegge anche economicamente.
Anche quando conosce Sien, giovane prostituta incinta che accoglie nella sua casa, dipingendola e amandola.
In rassegna, tra gli altri, “La contadina che raccoglie il frumento”,”Pini al tramonto”, “Il seminatore”, “Vecchio disperato”, “Vecchio che soffre”, “Natura morta con un piatto di cipolle” e quel “Il giardino del manicomio del Saint Rèmy”, dove era stato ricoverato. Oggi forse non sarebbe andata così.
E c’è persino mistero sul taglio dell’orecchio. Forse non fu il pittore a compiere il gesto ma Paul Goguin dopo una violenta lite.
Eccellente la disposizione delle sale e delle luci; pannelli raccontano la breve esistenza di Van Gogh e non può mancare il tocco multimediale dove immergersi nei suoi colori.