16/12/2024 – “Sorriderò forse piangendo un po’..”. È racchiusa in questa frase tratta da “I Say I’ Sto Ccà”, l’anima d’artista e di uomo di Pino Daniele. Un misto di “Alleria” e “Pecundria”, quest’ultima intesa come malinconia.
A dieci anni dalla sua scomparsa (4 gennaio 2005) esce sugli schermi un film-documentario che raccoglie testimonianze e racconti a ricordare gli esordi di un cantautore che sognava di fare il chitarrista e che si è ritrovato nel tempo ad essere uno dei rappresentanti di un eccezionale periodo storico della cultura partenopea.
“Pino Daniele – Nero a metà”, questo il titolo del documentario presentato questa mattina alla stampa e che sarà visibile al cinema solo sabato 4, domenica 5 e lunedì 6 gennaio. Scritto da Marco Spagnoli e Stefano Senardi, è un ritratto intimo e profondo della vita e della carriera di Pino Daniele, un’occasione per riscoprire l’uomo e l’artista, grazie ai racconti e alle emozioni racchiuse in uno dei suoi album più rappresentativi.
Già, Nero a metà, per la sua indole musicale che lo ha portato a comporre brani tra Blues e Jazz, tra Pop e Rock, tutto racchiuso nello spirito napoletano degli anni ’80-’90 e 2000, perché Pino ha saputo raccontare l’attualità del capoluogo partenopeo di quegli anni.
E pensare che il suo destino era quello di fare lo steward. Sì perché aveva vinto un concorso che lo avrebbe portato a volare. Ed invece fu Dorina, la prima moglie, a consigliargli di scegliere la musica. E le siamo tutti grati.
“Nero a metà” è un viaggio nei luoghi di Pino, anche attraverso i racconti degli amici e dei musicisti che hanno fatto musica con lui. E allora ecco il contatto con Napoli Centrale e con James Senese, una collaborazione che non ha mai cessato di essere. E poi Tullio De Piscopo e Tony Esposito con i quali negli anni 2000 ha ripreso a suonare in concerti memorabili.
Le immagini di Napoli si fondono con le melodie di Pino Daniele e superano i confini geografici e musicali. Perché la sua è una musica che appartiene a tutti.
Oltre ad amici e collaboratori è lui stesso, attraverso le interviste televisive, a raccontarsi con ironia e sincerità.
E poi c’è il rapporto speciale con Massimo Troisi. Un drammatico destino il loro per via dei due cuori malati che hanno cessato di battere troppo presto. “Quando”, il brano che li unisce per sempre, Pino Daniele lo scrisse per il film di Troisi “Pensavo fosse amore e invece era un calesse”.
Nel docu ci sono anche Performance di giovani talenti: Andrea Radice con Fabrizio Falco, Gabriele Esposito, Chiara Ianniciello con Antonio D’Agata e Giulio Scianatico.
Una eredità difficile e insuperabile quella di Pino Daniele. E allora ben vengano operazioni come questa se servono per ripassare e tenere a mente l’opera di un genio che ha rivoluzionato il mondo della musica.