21/04/2024 – La scuola può essere anche un luogo di incontro e ascolto ‘cristiano’ sui temi esistenziali che sono comunque fucina di valori comuni.
La professoressa Angela Platania, del gruppo messaggio nella bottiglia (interparrocchialità e comunicazione della commssione cultura prefettura di Ostia-diocesi di Roma) ci scrive:
“Un Collega ateo, tempo fa mi disse: “Voi cristiani avete il vezzo di sentirvi superiori a tutti gli altri e dividete l’umanità in buoni (che siete voi) e peccatori che sono tutti gli altri. Quando dite che siamo tutti peccatori in realtà pensate sempre agli altri, mai a voi stessi”.
Questa cosa mi ha bruciato dentro, e non poco! Ma come dargli torto? In verità Gesù ci ha messo bene in guardia dal pericolo dell’orgoglio spirituale e dell’ipocrisia, che consiste nel pensare di essere superiori agli altri e di potersi salvare perché si adempiono i così detti “doveri del buon cristiano” finendo per considerare chi non lo fa un reietto, uno che non è come noi, persone per bene, che andiamo a Messa la Domenica o persino tutti i santi giorni, osserviamo i comandamenti, facciamo l’elemosina, collaboriamo in Parrocchia ecc. ecc. ecc.
Noi siamo dentro, gli altri FUORI (cfr. Luca: 18,9-14)! Pensiamo di avere il dovere di evangelizzare, vogliamo cambiare il mondo, e poiché non ci riusciamo, siamo sempre frustati, scontenti e lamentosi. Ultimamente mi sono domandata: cosa vuole esattamente Gesù da me? Vuole che faccio cose straordinarie? Vuole che faccio miracoli? Vuole che vendo tutto e lo do ai poveri? La risposta l’ho trovata (ovviamente) nel Vangelo: «Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta» (Mt 6,33). Ma che significa ciò? Fino ad ora ho inteso questa frase come un dispiego di energie in attività esterne a me stessa, qualcosa da fare affinché il Regno di Dio (che è Gesù stesso), sia conosciuto ovunque; e questo è vero. Adesso però ho scoperto che al fondo c’è dell’altro; tutto parte dal mio Battesimo.
Nel Battesimo ho ricevuto il Regno di Dio in forma di seme, cioè Gesù stesso si è unito alla mia umanità per crescere insieme a me. I miei genitori e molti altri intorno a me, si sono occupati di questo seme e lo hanno fatto crescere fino a farlo diventare una piantina, nel modo che hanno saputo e potuto, con tanta dedizione e buona volontà. Poi, pian piano hanno lasciato a me il compito di curare e far crescere al meglio questa piantina. Sono stata resa capace di occuparmi da me stessa del Regno di Dio in me e di farlo crescere fino a diventare un albero sano e forte che dà frutti a suo tempo e offre riparo agli uccelli (cfr. Mc 4, 30-32).
Questo seme che cresce dentro di me è Gesù stesso che deve pian piano prendere spazio nella mia anima fino ad identificarsi totalmente con me. Pensare al Regno di Dio è innanzi tutto questo: lasciare che lo Spirito Santo compia quest’opera in me. Questo è possibile solo attraverso la preghiera costante, l’accesso ai Sacramenti (soprattutto la Confessione e la S. messa) e l’ascolto della Parola di Dio.
Per quanto riguarda la preghiera, ora mi è chiaro che devo prima di tutto chiedere l’azione santificatrice dello Spirito Santo; infatti, è Lui che ci rende conformi a Cristo. Per questo, devo ricorrere all’intercessione della nostra cara Mamma Maria, poiché per mezzo suo tutto è più facile e sicuro. Mi rendo conto che spesso quando preghiamo, siamo tentati di chiedere soprattutto grazie materiali e dimentichiamo la cosa più importante, quella che ci permetterà di ottenere tutto il resto…”in aggiunta” e cioè pregare per la nostra continua conversione e salvezza.
Infatti solo se riconosciamo sinceramente di essere peccatori e bisognosi di continua conversione, servi inutili perché facciamo solo il nostro dovere, possiamo veramente camminare nella santità e compiere opere di Salvezza. Essere Santi significa appunto chiedere per noi, con sincerità di cuore, l’opera di Santificazione dello Spirito Santo che è la conformazione a Cristo. Se siamo in questa disposizione interiore, sentiremo sgorgare in noi l’esigenza di amare sempre più Dio e i fratelli, avremo la capacità di accoglierli così come sono, senza volerli cambiare, senza giudicarli e soprattutto riusciremo a guardarli come li guarda Gesù che non si ferma alle apparenze ma coglie il bello e il buono che Dio ha seminato in ogniuno; questo equivale ad essere misericordiosi come Gesù.
Quante volte ho messo “l’azione” prima della santificazione! Purtroppo così facendo ho perso tempo. Il tempo rubato alla santificazione di noi stessi è tempo perso, mentre il tempo impiegato ad usare i mezzi che Dio ci dona gratuitamente per santificarci, ci fa portare frutti di salvezza per i fratelli e per il mondo. Dobbiamo credere con tutto il cuore che l’opera della nostra santificazione è indispensabile affinché Dio porti avanti, attraverso di noi, le Sue opere. Infatti se non lavoriamo per la nostra santificazione e pretendiamo di lavorare per il Regno di Dio, ci illudiamo e inganniamo noi stessi, perché in realtà compiamo le “nostre” opere che non porteranno alcun frutto o, peggio, allontaneranno i fratelli da Dio. Per questo Gesù ci ammonisce:
…«In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio.” (Mt 21,31).”
Sdt