DIARIO DI BORDO – “Un passo indietro per un salto in avanti”: riscoprire la continuità storica di un territorio insieme alle sue comunità

IL DIRETTORE DEL PARCO ARCHEOLOGICO DI OSTIA ANTICA L'ARCHEOLOGO ALESSANDRO D'ALESSIO

L’INCONTRO DI UNITA’ DEI CRISTIANI NEL PARCO ARCHEOLOGICO DI OSTIA ANTICA CON LA COMMISSIONE CULTURA DELLA PREFETTURA DI OSTIA-DIOCESI DI ROMA E I RAPPRESENTANTI DEI CENTRI DI CULTO CRISTIANI ORTODOSSI EVANGELICI CON LA PRESENZA DI UN REFERENTI DEI CRISTIANI IN CINA

24/04/2024 – Le recenti attività della commissione cultura della prefettura di Ostia-diocesi di Roma, quali la preghiera di unità dei cristiani presso la domus Tigriniani all’interno del parco archeologico di Ostia Antica o quella avvenuta solo qualche giorno fa con i capi dei gruppi scout nell’antichissima cappella di Sant’Ercolano, hanno messo in risalto l’importanza di una continuità storica sul proprio territorio con le comunità e le culture connesse con una storia antica e ne vivono l’eredità oggi nel presente.

Una maggiore attenzione tra l’area archeologica locale e le reti dei centri di culto, le agevolazioni per i cittadini residenti e con le scuole di ogni ordine e grado può davvero fare la differenza.

L’incontro tra il Vescovo a. del Settore Roma Sud Vicario di Ostia mons. Dario Gervasi e il Direttore del Parco Archeologico di Ostia Antica il prof. Alessandro d’Alessio, insieme al suo responsabile collaboratore Dott. Dario Daffara, hanno mostrato una comunanza di sensibilità che si reggono sull’importanza che un luogo della storia non sia soltanto un importante polo turistico economico attrattivo, ma che possa diventare il patrimonio di quelle comunità storiche e culturali locali che si sentano e si riconoscano gli eredi di un percorso secolare e millenario.

La consegna al vescovo, da parte dei dirigenti del parco archeologico, di due testi importanti, 60 anni dalla scoperta della Sinagoga di Ostia Antica “Arte in Memoria” e 20 anni di arte in memoria, un catalogo mostra del 2022 “Chi è di Scena” (cento anni di spettacoli a Ostia Antica), ha da un lato sottolineato l’importanza di quest’incontro dall’altro anche la partecipazione, diremo il buon esempio, anche della comunità ebraica a questa stessa volontà di memoria storica per un vissuto locale nel presente.

Forse proprio perché anche loro ‘allergici’, come Papa Francesco, a  monumenti, seppur magnifici, solamente come ‘oggetti distanti’, soltanto da visitare, fotografare, condividere, taggare (e poi ognuno a casa propria magari dall’altra parte del mondo) il vescovo e l’archeologo, proprio come il Papa, vogliono puntare l’attenzione verso una comunità cittadina che sappia vedere nelle proprie ‘anticaglie’ un luogo delle memorie e del cuore piuttosto che, invece, un sistema multinazionale imprenditoriale l’opportunità di un business.

L’amore di Dio e l’amore della ricerca scientifica, fine a se stesse, possono forse avere la meglio, insieme, qui e altrove, sugli idoli del mercato.Insomma: l’importanza di strutturare lo spirito di una cittadina sulla responsabilità della propria casa comune di contro al freddo calcolo utile a pochissimi e magari di chi qui ‘nemmeno ci abita’.

La collaborazione della commissione cultura ecclesiale e gli enti storico archeologici verso  la storia della nostra cittadina, l’agevolazione per i cittadini qui residenti, per gli alunni i docenti che vivono le nostre scuole, diventa poi fondamentale se si segue il successivo ragionamento e la questione di merito riguardante Ostia diviene invece globale.

In questa drammatica fase storica e culturale nella quale si affacciano i mostri di guerre globali, gli orrori della cancel culture e i drammi di una certa cultura woke, la spersonalizzazione dovuta a un eccesso di multimedialità (per cui risultiamo ciò che facciamo vedere online) e l’appiattimento culturale e temporale che diffonde gli stessi strumenti social a tutti i livelli, occorre reagire. Si perché un’esistenza dell’usa e getta, prendi ora e adesso, da valore ad un presente continuo e dimentica la storia e le storie né può immaginare un futuro di cui ci si senta così dolcemente eredi.

Infine una certa paura del diverso come si vede nei media nello stigma di una “cultura islamista” può essere superata recuperando quelle culture dei culti che ci appartengono da memoria storica.

Senza le memorie di ciò che siamo e di ciò che i nostri popoli erano siamo manipolabili da mode, influencers, oligarchie, mercati, massonerie e siamo usati come “oggetti”.

L’ATTUALE LOGO DELLA COMMISSIONE CULTURA DELLA PREFETTURA DI OSTIA-DIOCESI DI ROMA

Invece come “soggetti”, nelle radici della nostra personalità e in quelle delle culture comunitarie sui nostri territori di cui portiamo il testimone, come i frutti di un cielo di prospettive individuali di vita e una terra di eredità sovrastrutturatesi nei secoli e nei millenni, possiamo recuperare una solida identità in prospettiva sociale e siamo veramente liberi perché invece di essere manovrati come burattini scegliamo come uomini.

Sdt

 

 


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