DIARIO DI BORDO – Casapound “scrive” un cartello e il Parroco Prefetto risponde: “Cari giovani, l’Europa ha bisogno di pace non divisione”


10/07/2023 – Sono comparse a caratteri cubitali scritte ‘politiche’ di fronte alla chiesa San Nicola di Bari di Via Passeroni. In effetti non è la prima volta. La breve riflessione è espressa su uno striscione, è chiaramente firmata e solleva una questione politica internazionale.

Quello che invece è nuovo è che il parroco prefetto, don Roberto Visier, abbia risposto. Anche questo è “chiesa in uscita”

“L’Europa non è ancora morta sostieni la gioventù a difesa della Francia“. Questo lo striscione esposto sul muro a firma Casapound.

Tutto intorno, sui muri della zona, scritte con le bombolette ma di altra matrice e firma.

Certo, il metodo utilizzato da questo gruppo politico è certamente fuori dai canoni comunicativi ordinari, come ad esempio un manifesto affisso in appositi spazi o un articolo di giornale o un volantinaggio o l’utilizzo dei social; tuttavia i cartelli, removibili, sollevano temi che ci giungono come ‘un grido che cerca attenzione’ rivolto verso una chiesa, vista la chiara posizione scelta, un “urlo” che non è un bene ignorare soprattutto quando si parla continuamente di ‘chiesa in uscita’.

La società, soprattutto quella che viene emarginata o che in qualche modo si auto emargina, interpella gli uomini di Cristo e il Parroco Prefetto, ancora una volta, ha mostrato un certo coraggio rispondendo sul tema, uscendo dalla “tentazione” dell’indifferenza.

“Cari giovani, l’Europa ha bisogno di pace – scrive don Roberto – quindi di rispetto alla vita di tutti senza distinzioni, senza imporre ideologie vecchie o nuove che solo dividono e tornando ai valori veramente universali iscritti nel profondo del cuore umano.

Tutte le due (fazioni che si stanno affrontando in Francia, ndr) hanno ragione; quelli che si lamentano per l’uccisione innecessaria di un giovane, anche della situazione di emarginazione di tanti stranieri extracomunitari in Europa.

Ma hanno ragione anche quelli che si lamentano della violenza delle dimostrazioni con distruzione e saccheggio e feriti così (come lo fanno, ndr) per degli stranieri che non rispettano la legge del Paese dove sono stati accolti e non vogliono un’integrazione che non deve portare a rinunciare le proprie radici ma sì a rispettare e curare la terra, il posto dove adesso abitano.”

Anche questo dialogo ‘borderline’ tra un sacerdote e una comunità politica ‘urlante’ è se vogliamo l’espressione di un metodo che né si divide e contrappone e né si ignora o si stigmatizza. In qualche modo il metodo di don Roberto entra nel merito della questione in sé perché questa chiesa di fronte ai servizi sociali e all’ospedale, ancora una volta, ha incrociato, con grande coraggio, la sfida sociale del territorio, una pastorale verso gli emarginati, gli ultimi,

Altra cosa sono queii muri della strada che gridano frasi, più o meno sensate, ma tutte piene di rabbia.

A queste che deturpano l’ambiente non c’è risposta, anzi il messaggio è di ‘non imbrattare i muri’ perché questo gesto danneggia tutta la comunità e la collettività e non può che danneggiare anche chi si esprime in questo modo e vuole magari dire qualcosa che non viene accolto a priori.

Se queste scritte che sporcano sono riconducibili a orientamenti politici di questa o quella parte allora i gruppi adulti politici di riferimento, ancor prima di fare ragionamenti di politica internazionale o nazionale, cerchino di dialogare con i loro stessi giovani per convogliare in altri metodi i messaggi ai quali di potrebbe allora sì rispondere.

Quello che in conclusione occorre considerare è come certe realtà locali politiche e culturali rimangono fuori dai contesti ordinari di dialogo e confronto e di conseguenza come si possa trovare un luogo di partecipazione sana e costruttiva dove poter incontrarsi e ascoltarsi.

In questo senso don Roberto sembra i qualche modo porre di fondo questo tema che sarebbe interessante approfondire, se non altro in sede cristiana.

Sdt

 

 

 


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