DIARIO DI BORDO – Ostia, quei Pastori ‘al fronte’ sull’aumento di crimini e droga: per i giovani stiamo facendo abbastanza?

la croce sul petto di Papa Francesco: notasi il Pastore Buono con in braccio la pecorella smarrita

22/03/2023 – Le ultime notizie di cronaca territoriale, come da eco di quella nazionale, mettono all’ordine del giorno un preoccupante aumento della devianza minorile. C’è un incremento della violenza, dei crimini e anche dello spaccio e uso di droghe. A questi le forze armate rispondono con azioni di repressione come l’informazione ci riporta quasi quotidianamente. Tuttavia ci si chiede se le forze sociali siano messe nella condizione di fare prevenzione e azione sul quartiere e lo strumento più diretto potrebbe consistere in quello relazionale e di prossimità, in poche parole unità di strada educativa.

La scelta carismatica poi di costituire piccole comunità o lasciare invece più libertà all’azione personale, che inizia processi anzitutto che guardare agli obiettivi, può variare.

Tuttavia ‘lo strutturalismo’ non può essere la soluzione per una pastorale giovanile cittadina (aldilà delle tipologie di origine e intendendo il Cristo come Pastore, ndr) che sappia ‘caricarsi sulle spalle’ i giovani ‘smarritisi’ verso i quali i cristiani, aldilà delle suddivisioni della storia, hanno una priorità evangelica che viene prima di quella ‘religiosa’.

Il rischio infatti è quello che operatori, educatori e pedagogisti, piuttosto che sacerdoti, pastori etc., per sostenere le loro strutture operative quali centri, laboratori, iniziative ad eventi etc. si ritirino nelle retrovie, in spazi dove, per utilizzare l’espressione di Papa Francesco, “pettinare le loro pecorelle”.

Queste darsene esistenziali, che rappresentano certamente porti utili e necessari per fare gruppi e attività finalizzate, portano con sé il pericolo di lasciare ‘nel mare di strade e piazze’ quei ‘profughi’ quei disperati che non riescono ‘ad approdare’ in contesti socializzanti.

Per questo si alza l’attenzione dei ‘Pastori’ sul nostro territorio impegnati “al fronte”; lasciare il ‘porto sicuro’ della struttura e andare nei luoghi di maggior rischio, i muretti, le panchine, i parchetti dove si smarriscono nello sballo o nell’adrenalitico pericolo quei ragazzi ‘scappati di casa’.

La presenza di un Papa ‘al fronte’ come Papa Bergoglio è la speranza e anche la garanzia di una scelta di rotta che va in questo senso; abitare le periferie fisiche ma anche esistenziali.

Per questo il territorio di Ostia avrebbe bisogno ‘anche’ di una pastorale giovanile cristiana (aldilà delle varie nomenclature, ndr) di relazione e prossimità fuori dalle strutture aldilà delle specifiche attività di singole comunità o aldilà dei paradigmi delle diverse chiese e tipologie. Si perché alle chiese più conosciute e organizzate gli ultimi anni si mettono in relazione anche altre chiese e comunità ‘riformate’ che condividono il messaggio e il valore del Vangelo, pregato e soprattutto vissuto ‘maniche alzate’ e che sempre più si ritrovano in quell’immagine del Pastore che tiene sulle spalle la pecorella che si è smarrita: Papa Francesco porta sul petto questa croce ogni giorno ed è dunque chiaro dove tenga ferma la barra del timone. 

Così, ad esempio, il Pastore Gianni Agrippini,  ci testimonia in questi giorni come sia possibile riannodare i lacci di vite di ragazzi spezzate dal trambusto del disordine, della droga per esempio; “il Vangelo – ci scrive – è ancora così potente da cambiare le vite di ragazzi tossicodipendenti”.

Raccogliamo in questi giorni anche il parere di don Giovanni Carpentieri impegnato, con Ospedale da Campo per i Giovani, anche su Ostia verso i ragazzi sulla strada e che sta intrecciando collaborazioni di rete anche con il Centro per la Vita e di Ascolto e Dialogo che si appoggia alla Chiesa di Santa Monica: “(…) Bisogna andare per strada (…) Stiamo facendo abbastanza? Mi rivolgo ai movimenti e gruppi vari. Questa cosa (di andare principalmente per strada, ndr) si può fare perché si sta facendo. (…) Con così poche pochissime persone stiamo facendo così tanto e chissà se con tante altre che invece sono dentro i cortili della parrocchie quanto di potrebbe fare. Potremmo davvero risolvere i crimini, le droghe etc. senza tanti casini che si leggono.(…) Bisogna andare a incontrare i ragazzi fuori dai culti, fuori dalle nostre attività confort e riportarli a casa loro non spiegandogli che ora con noi hanno ragione perché abbiamo ragione: in comunità di recupero, quando ci insegnavano come fare e non fare con i giovani per sostenere le nostre ragioni, ci dicevano: “sai che ci devi fare con la ragione? Pippatela.” Non serve avere ragione con i ragazzi smarriti, occorre avere Cuore, essere lì con loro per riportarli ‘a casa loro’.”

L’appello alle Istituzioni sia politiche che sociali, ma anche ecclesiali e alla fattispecie al Vescovo ‘di Ostia’ Dario Gervasi come certamente al Vicario di Papa Francesco mons. Angelo De Donatis è quello di fare di tutto per seguire pienamente la croce di Papa Francesco: cercare sempre di uscire verso ‘quelle pecorelle smarrite’ caricandosele sulle spalle e portandole, riportandole, anzitutto alla loro specifica vita sociale e relazionale, alla ‘chiesa domestica’ della loro famiglia e ai loro ruoli di figli e di studenti o giovani lavoratori.

Anche entrare in contatto e in relazione con le chiese e le comunità e le realtà in genere che già operano in direzioni simili.

Questo può essere l’obiettivo di una pastorale giovanile cristiana ‘di strada’. In quest’ottica la sopra citata collaborazione con le tante chiese in Cristo, di ogni ‘ordine e grado’ – come ci testimonia anche l’impegno del Pastore Gianni – potrebbe essere fondamentale. Il rafforzamento di questo dispositivo potrebbe vedere anche nello strumento culturale, di giovane nomina da parte del Vescovo di Ostia, un ambiente efficace per fare rete locale concentrandosi appunto sulla cittadina lidense per demarcare quei confini di azione e prevenzione necessari per concentrarsi sui luoghi della relazione, dell’ascolto e dell’incontro destrutturati necessari a ripensare poi la struttura familiare, la chiesa domestica prima di tutto di ogni altra struttura laboratoriale, gruppale.

Infine, come anche ci insegna Padre Antonio Colucci sarebbe importante che questa ‘rete di unità di strada cristiana’ agisca in dialogo con le forze dell’ordine per far si che lo strumento della repressione lasci via via il passo all’approccio educativo e a percorsi di reinserimento.

Ci saluta don Giovanni Carpentieri e raccomandandoci il suo contatto se ci si vuole andare ‘al fronte’ [338 186 3803] ed essere anche noi immagine vivente di quel Gesù che si vede nella croce al collo di Papa Francesco: caricarsi lo smarrito sulle spalle lì dove si smarrisce e portarlo avanti al gregge verso l’ovile della sua famiglia.

“Potrebbe essere un’occasione capire questo proprio in questo periodo di Quaresima per noi cattolici: vogliamo superare questo imbarazzo o questo menefreghismo che c’abbiamo? Vogliamo cercare di fare veramente qualche cosa? Almeno a conoscerli, almeno a a sentirli? Poi non è detto che li dobbiamo ‘caricare sulle spalle’ ma almeno ascoltare? Poi ognuno torni pure ai propri culti.”

Sdt

 

 


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