21/9/2022 – “Anche se il tempo passa”, e sono 10 anni dalla sua scomparsa, Lucio Dalla resta e resterà uno degli artisti più significativi del nostro Paese.
Poliedrico come pochi, al cantautore bolognese è dedicata una mostra allestita all’Ara Pacis che si inaugura domani e che chiuderà i battenti il 6 gennaio del 2023.
Una rassegna suddivisa in dieci sezioni per ripercorrere la vita di un personaggio unico per talento, umanità estrosità.
Una rassegna ricca di foto, video, manoscritti, oggetti e persino giochi della sua infanzia dai quali non si è mai separato.
Di alcuni aneddoti hanno avuto modo di parlare nel corso della conferenza stampa che si è tenuta questa mattina, Carlo Verdone e Renzo Arbore.
Verdone e Dalla, com’è noto, sono legati da “Borotalco”, icona della cinematografia italiana.
“Volevo fare un film – ricorda l’attore e regista romano – attraverso il quale raccontare la musica italiana di quegli anni di rinascita dopo quelli bui del terrorismo. Lo incontrai nella sua casa romana di Vicolo del Buco a Trastevere. Gli dissi che volevo fargli un omaggio: gli raccontati la storia. Lo convinsi”.
Verdone racconta anche di come Dalla si arrabbiò nel vedere il suo nome gigantesco su manifesti e di come vide il film a Bologna: sdraiato a terra perché la sala era sold out.
Lucio e Roma. Un amore particolare e profondo che lo convinse ad acquistare la casa trasteverina ma soprattutto lo portò a comporre una delle canzoni più note del suo vasto repertorio “La sera dei miracoli”, tra le più belle dedicate a Roma.
Come ha avuto modo di affermare l’assessore capitolino alla cultura Miguel Gotor, Lucio Dalla “è un patrimonio nazionale, una stella che brilla ancora”.
Singolare il ricordo di Renzo Arbore legato a sua madre modista e alla madre di Dalla che durante le vacanze in Puglia si faceva confezionare gli abiti. Solo molti anni dopo quando sia Arbore che Dalla erano già famosi, ebbero modo di ricostruire l’intera vicenda e di scoprire come entrambi amassero il clarinetto jazz e la musica in generale.
La mostra romana è aperta anche a non vedenti, sordi e disabili in generale grazie ad alcuni accorgimenti che consentono al visitatore di “ascoltare” con la lingua de segni e “vedere” con la scrittura Brail. Tra i cimeli: cappelli, appunti per le sue composizioni, abiti di scena, il suo clarinetto, la macchina da scrivere, la pagella con “1” in matematica, parte della sua collezione d’arte.
Una mostra itinerante che il prossimo anno sarà esposta anche a Napoli al museo archeologico, a Pesaro e Milano e successivamente anche all’estero.