Ostia, Possanzini (Sinistra Italiana Municipio X): “La scuola non è un’azienda. Presenteremo esposto in Procura e al MIUR sulla chiusura della sezione dell’Amendola”


7/8/2022 – “Ostia Ponente è un quadrante del nostro territorio dove decidere di chiudere una sezione scolastica significa scegliere di aprire una ferita profonda nel tessuto sociale del quartiere. E’ quindi inaccettabile l’ostinazione nel voler chiudere una classe di scuola d’infanzia antimeridiana nel plesso “Amendola” dell’I.C. Azzorre proprio ad Ostia Ponente”. Lo dice in una nota Marco Possanzini, Capogruppo Sinistra Civica Ecologista – Sinistra Italiana Municipio X.
“Il tutto diventa grottesco quando la decisione di chiudere una classe si scontra con la volontà dei genitori, con la volontà corale delle istituzioni locali, sostanziata con una mozione votata all’unanimità, con i cittadini del quartiere che si sono mobilitati raccogliendo centinaia di firme, con la normativa nazionale di riferimento (D.P.R. del 20 Marzo 2009, n.81) la quale prevede che per l’attivazione della sezione antimeridiana di una scuola d’infanzia siano necessarie un minimo di 18 iscrizioni fino ad un massimo di 26. Nel caso della sezione Scuola d’infanzia antimeridiana del plesso “Amendola” le iscrizioni sono 18 e quindi risulta incomprensibile l’ostinazione degli uffici competenti nel perseverare nella volontà di chiudere la sezione stessa. Anche il Coordinamento Genitori Democratici Roma/Lazio si è mobilitato a sostegno di questa battaglia. Non basta. Anche l’Assessore Mastrantoni, che ringraziamo per l’enorme e prezioso lavoro, sta facendo il possibile per scongiurare la decisione dell’Ufficio Scolastico Regionale. Ciò che lascia ulteriormente perplessi è la “soluzione” che la Dirigente Scolastica ha prospettato durante i lavori in Commissione. I bambini saranno tutti collocati in classi a tempo pieno ed usciranno a metà giornata grazie ad una dispensa speciale. Ora, oltre al problema del pagamento della mensa, c’è la questione relativa alla frammentazione del gruppo classe e alla frantumazione del progetto educativo il quale è ovviamente diverso fra classe a tempo pieno e classe antimeridiana. Quindi siamo davanti ad un rammendo che è peggio dello strappo. Forse la ragione della scelta di chiudere la sezione è di natura economica? Se così fosse sarebbe gravissimo perché la scuola non è un’azienda, non può essere considerata una specie di fabbrica che si può arbitrariamente chiudere e delocalizzare al solo scopo di ridurre i costi, costi quel che costi. Utilizziamo la formula dubitativa perché l’USR, Ufficio Scolastico Regionale, nonostante i ripetuti e ignorati inviti nelle Commissioni competenti, nonostante un accesso agli atti presentato il 12 Luglio a cui nessuno ha ancora dato seguito, non ha mai fornito risposte chiare. Va ricordato che il D.P.R. del 20 Marzo 2009 n.81, cioè il complesso di norme per la riorganizzazione della rete scolastica ed il razionale ed efficace utilizzo delle risorse umane della scuola, prevede nell’Art.2 (definizione degli organici) che le dotazioni organiche devono essere definite in base anche alle caratteristiche dei territori interessati e alle condizioni socioeconomiche e di disagio degli stessi. Sempre lo stesso decreto, oltre a stabilire che il numero minimo di iscrizioni necessarie per l’attivazione di una classe è di 18 bambini, prevede che i dirigenti preposti agli uffici scolastici regionali provvedano alla ripartizione delle consistenze organiche avendo cura di promuovere interlocuzioni e confronti con le regioni e gli enti locali. A tutto questo – conclude Possanzini – va aggiunto che sul sito del MIUR è riportata la seguente affermazione che non lascia spazio a dubbi: “Scuola dell’infanzia – le sezioni della scuola dell’infanzia sono costituite con un numero minimo di 18 e un massimo di 26 alunni”. Non possiamo rimanere inermi davanti a questo autentico quanto incomprensibile muro di gomma. Presenteremo nei prossimi giorni un esposto, in Procura e al MIUR, integrato con i verbali delle molteplici commissioni municipali svolte”.


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