26/04/2022 – “Qualche settimana fa si è tenuto un Consiglio Straordinario sulla ex Colonia Vittorio Emanuele. L’ennesimo, praticamente una tradizione. E’ come una specie di battesimo per ogni Amministrazione. Ogni volta si atterra inevitabilmente sul tema dello sgombero della struttura come se lo sgombero fosse la medicina utile, l’unica in grado di curare tutto il male che affligge la ex Colonia Vittorio Emanuele. Stop. Va detto, per chiarezza e per fugare ogni dubbio, che vivere all’interno di quella struttura è semplicemente impossibile, oltre ogni umana comprensione, viste soprattutto le condizioni igienico sanitarie degli ambienti occupati”. Lo dice in una nota Marco Possanzini, Capogruppo Sinistra Civica Ecologista Municipio X Sinistra Italiana.
“Ma è lo sgombero che risolve tutto oppure sono necessari dei passaggi propedeutici allo sgombero stesso? L’idea che sgomberando si risolve è assurda perchè, nella migliore delle ipotesi, il problema lo si sposta di qualche centinaio di metri. Lo si sparpaglia, detto in termini più crudi. Così come lo “spaccio”. Lo abbiamo ribadito anche in aula suscitando brusii: “se c’è chi spaccia vuol dire che c’è chi compra e chi compra lo farà lo stesso anche dopo lo sgombero perchè chi spaccia si sposterà di qualche centinaio di metri”. Per non parlare degli immigrati che – prosegue Possanzini – non hanno il permesso di soggiorno e vengono utilizzati come manovalanza varia sfruttando proprio il fatto che non essendo regolari, non avendo documenti in regola anche perchè non hanno nemmeno il diritto di residenza, devono accettare tutto ciò che si “offre” loro. Con lo sgombero si risolve, almeno in parte, tutto questo? Ovviamente no, anzi. Allora, cosa sarebbe giusto fare? Innanzitutto permettere a chi vive nell’occupazione della ex Colonia Vittorio Emanuele di esercitare i propri diritti ed assolvere ai propri doveri, perchè diritti e doveri devono marciare di pari passo. Verificare chi ha titolo per richiedere un alloggio popolare ed avviare la domanda, sistemare i documenti di chi ne è sprovvisto, magari chiedendo alle varie ambasciate di aiutare l’amministrazione in questo senso, avviare una ricognizione “ad personam” per effettuare una vera e propria analisi dei bisogni di ogni singola persona, o nucleo familiare, che vive all’interno dell’occupazione al fine, innanzitutto, di permettere l’esercizio dei diritti avviando progetti individuali utili ad uscire da quell’occupazione senza finire un’altra volta per strada. Solamente dopo – conclude – si potrà procedere allo sgombero della struttura e successivamente, senza perdere nemmeno mezza giornata, avviare dei lavori per riqualificare l’intero edificio. In questo senso è fondamentale una sintonia fra Municipio e Comune perchè sarebbe folle pensare che il nostro Municipio, sempre più carente di risorse umane ed economiche, possa in solitaria affrontare la sfida. Diritti e dignità devono essere propedeutici a qualsiasi operazione di sgombero. Sempre”.