14/4/2022 – “Cucino, gioco a pallanuoto. Amo suonare la batteria, vado all’università. E un giorno sogno di fare il doppiatore. Non ho passato il colloquio per partecipare al corso ma non mi abbatto”. Eliseo si racconta, con i suoi tempi, mentre cucina una carbonara seguendo passo passo le istruzioni che il ‘Bimby’ fa scorrere sul piccolo display.
Vent’anni, una sindrome dello spettro autistico che lo accompagna. E un lungo percorso riabilitativo con la Fondazione Roma Litorale che gli ha fatto superare tantissimi scogli.
“Seguiamo Eliseo da quando era molto piccolo – spiega Andrea Fontana, psicolo-psicoterapeuta, responsabile dei progetti per adulti della Fondazione Roma Litorale -. Con lui abbiamo fatto un cammino importantissimo. Ha fatto passi da gigante. Ha una enorme passione per i cartoni animati, è bravissimo a imparare a memoria interi spezzoni di film e doppiarli. Vorrebbe fare questo nella vita. Per rendere la sua lettura più fluida, in accordo con la sua straordinaria famiglia che gioca un ruolo fondamentale nel progetto riabilitativo, a settembre 2020 gli abbiamo proposto di iscriversi all’università. Ama la batteria così abbiamo pensato insieme a lui al Dams. Ne è entusiasta. Si allena nella lettura per provare a realizzare il suo sogno. Ha anche superato tre esami con ottimi risultati e sta preparando il quarto. Ovviamente con lui c’è un tutor che lo aiuta. È molto bravo a cucinare. È una passione che sfruttiamo per sviluppare le sue autonomie. In questo modo deve compilare da solo la lista della spesa, andare a comprare gli ingredienti, gestire i soldi”.
Eliseo ha un fratello più grande, Leandro, anche lui con una sindrome dello spettro autistico. Si sono trasferiti in Italia dall’Argentina nel 2003.
“Ci siamo trovati a dover gestire questa situazione in un paese che non era il nostro – raccontano papà Gabriel e mamma Nancy – Siamo arrivati in Italia ormai moltissimi anni fa. Sapevamo che qualcosa non andava ma in Argentina ci dicevano di stare tranquilli. Qui invece dopo diverse visite specialistiche è arrivata per entrambi la diagnosi. All’inizio eravamo spaesati ma ci siamo sempre rimboccati le maniche. Ci sono famiglie che hanno un figlio diverso e uno normotipo, ma io non ne ho. Entrambi hanno delle difficoltà, così li abbiamo educati nello stesso modo”.
“Eliseo e Leandro – sottolinea Stefano Galloni – hanno una famiglia che li aiuta e li stimola moltissimo. È fondamentale in un percorso riabilitativo. Lo ripetiamo sempre, il ruolo dei genitori è prioritario. I risultati che hanno raggiunto Eliseo e Leandro, pur con le difficoltà che la loro sindrome comporta, sono straordinari e il merito va diviso equamente tra papà Gabriel, mamma Nancy, Eliseo, Leandro e la nostra equipe sanitaria e riabilitativa”.