Ponte della Scafa, esposto del Codacons alla Corte dei Conti


21/04/2021  – Sulla vicenda del Ponte della Scafa il Codacons ha presentato un esposto alla Corte dei Conti del Lazio, chiedendo di accertare eventuali sprechi di soldi pubblici e danni sul fronte erariale.

“Come noto – spiega il Codacons – il progetto relativo alla realizzazione del Nuovo Ponte della Scafa ha avuto inizio 2006, quando fu sottoscritto un protocollo d’intesa tra il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo, il presidente della Provincia di Roma Enrico Gasbarra, il sindaco di Roma Walter Veltroni e il sindaco di Fiumicino Mario Canapini per la realizzazione di un ponte sul Tevere, all’altezza dell’aeroporto Leonardo da Vinci. L’infrastruttura avrebbe dovuto collegare la strada regionale di via della Scafa con la A12, l’aeroporto e la viabilità di raccordo del quadrante sud snellendo il traffico anche per raggiungere la Nuova Fiera di Roma, giungendo alla realizzazione entro il 2009.

Nel 2008 il Campidoglio approvò il progetto definitivo e successivamente la Regione Lazio finanziò due terzi dei 39 milioni stanziati (oggi 29). Solo nel 2018 il Comune di Roma ha approvato il progetto esecutivo, promettendo che dopo avere concluso le indagini geologiche e geotecniche, entro l’inizio del 2018 sarebbero partiti i lavori di realizzazione previsti.

Il progetto, tuttavia, ha subito un ulteriore arresto a seguito della segnalazione presentata al Comune di Roma da alcune associazioni ambientaliste, che hanno rilevato come il tracciato delle strade previste dalla via del Mare per raggiungere il Ponte non risulti conformi alla legge del 1904 che, per tutelare i canali di bonifica, vieta costruzioni di qualunque genere a una distanza non superiore a 4 o 10 metri. Ciò significa che, allo stato attuale, il permesso di costruzione del ponte è illegittimo.

Le varianti progettuali faranno dunque partire un nuovo iter autorizzativo con il coinvolgimento di tutti gli enti preposti che potrebbe richiedere altri 5-6 anni di attesa. Intanto, insieme ai costi, stanno lievitando anche le dimensioni dell’opera: dall’ultima riunione tecnica è emerso che il ponte potrebbe ora superare i 20 metri di altezza, poiché si rende necessario ingrandire i pilastri delle rampe. Tutto ciò proprio di fronte agli scavi archeologici di Ostia Antica. Peccato che la Sovrintendenza, già all’epoca, si era opposta a un’ipotesi progettuale iniziale molto più modesta, vale a dire collocare il ponte a 7 metri di altezza, rilevando che il taglio avrebbe visivamente interrotto l’unità della Torre Boacciana.

Il Codacons – conclude l’associazione – ha dunque chiesto alla Corte dei Conti del Lazio di accertare se il procrastinarsi del progetto per oltre 15 anni, con il rilascio di un permesso a costruire illegittimo perché violativo delle norme a tutela dei canali di bonifica e con la circostanza che nessuno dei soggetti coinvolti nel procedimento sia stato in grado di rilevare l’errore, abbia determinato un ingiustificato depauperamento delle risorse finanziarie delle Amministrazioni e, in tal caso, procedere nei confronti dei responsabili per danno erariale”.


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