DIARIO DI BORDO – ‘Stiamo da Dio’, la scuola nella chiesa: bambini e famiglie a lezione di vita


Il Covid ci ha messo in crisi, tira fuori il peggio, la disperazione, la rabbia, lo sconforto, la paura, la strumentalizzazione e la speculazione politica e mediatica. Ma se questo mostro, quando cede il fianco, ci mostra un mondo alla fine, ci si offre il miraggio, l’orizzonte luminoso di una vita diversa a volte affascinante, che sa di rugiada mattutina, dove possono essere nuove tutte le cose.

Tu da che parte vuoi essere?

La pedagogia della prossimità e quotidianità prende corpo a Ostia dove assistiamo con stupore alla classe di bambini della scuola elementare Segurana (Istituto Comprensivo Via Mar dei Caraibi) che va a fare scuola – nel completo rispetto della laicità (non si affrontano questioni dottrinali,n.b.) – all’interno di un centro di culto, una chiesa cristiana di tradizione cattolica San Nicola di Bari in Via Passeroni. Una struttura dedicata al santo dei bambini, Santa Claus il cui nome olandese ha origine da Sinterklaas, il personaggio fantastico derivato appunto dal vescovo san Nicola.

La necessità del distanziamento è diventata subito virtù.

Le famiglie, sia le mamme e i papà che hanno la responsabilità genitoriale che quelli che hanno quella della docenza o del controllo da collaboratore scolastico, sono immersi in un ambiente nuovo. Qui si respira un’aria diversa rispetto all’edificio scolastico. Subito fuori dall’aula i nonni, gli anziani, passeggiano per entrare nella chiesa, alcuni adulti, sacerdoti e operatori sono seduti a parlare con persone che vengono a confidarsi, ci sono delle persone che zappettano il giardino, altre in silenzio sedute a rivolgere lo sguardo in alto, verso la luce di una candela. Ci sono alcuni che danno cibo ad altri e chi senza nulla da fare chiede cosa ci sia da compiere per aiutare.

Si sente ogni tanto una campana suonare tra lo scrosciare leggero del vento e gruppi di persone accompagnare a volte tristi un caro che è partito per il cielo o altre sorridenti schiamazzare dopo il pianto di un neonato bagnato dall’acqua versata dal sacerdote.

Intorno ai bambini che fanno scuola e ai loro grandi che possono anche osservarli da lontano l’atmosfera profuma dei rintocchi della Vita.

A noi cosiddetti grandi, soprattutto chi ha esperienza di centri di culto comunitari, è facile conoscere cosa accade in questi ambienti così delicati, di preghiera, sappiamo che qui i momenti importanti della vita, i momenti di passaggio, vengono celebrati e resi speciali, nobili, alti, ma un bambino questo non lo conosce bene soprattutto se è stato lontano da queste situazioni. Ma i bambini con la loro sensibilità particolare percepiscono il mondo dello Spirito e sentono le vibrazioni del bene o del male a un livello squisitamente empatico.

E così assistono al suono della campana che accompagna un defunto con spontaneo silenzio e si accostano all’insegnamento della mamma o del papà maestra maestro che possono iniziare una lezione più importante: associa magari la matematica, l’italiano, le scienze, la storia etc. alla Vita, alla realtà e scuola può essere oltre che conoscenza anche coscienza, alla praticità tecnica strumentale anche spessore del carattere e dell’animo.

La scuola distaccata dalla realtà, che vive di una vita propria, alienata, libresca, cattedrata, in una filiera e rete disincarnata dai Territori è finalmente superata. Abbiamo potuto superarla grazie alla decadenza di una società che sta avvenendo sotto i nostri occhi e al sorgere di un’esperienza diversa che ci mette a contatto con la Vita vera.

Ma ci vuole coraggio a scegliere di uscire nella Vita vera, incamminarsi verso il futuro, disincagliarsi dagli scogli del vecchio, scatenarsi dalle corde di ferro anellate che ci stringono ad un gancio d’immobilità. Ad ogni sforzo per rialzarsi ed andare verso il nuovo, il vecchio di ritira verso sé con paure, rabbia, scoraggiamento. Lo fa perché in quel modello chi è sorpassato ha trovato il suo equilibrio statico che è il suo potere. Teme chi è giovane e ha spirito di gioco, avventura, servizio, missione e nel nuovo accende la speranza.

Per questo non facciamoci rubare questa speranza di una scuola, di una società che va a lezione di vita, che esce nella realtà, nei centri sportivi, nei centri culturali, nei teatri. Iniziamo a immaginare una scuola diversa, una società diversa.

Immergiamo i nostri figli, le famiglie nella Vita che va imparata e anche celebrata, va collegata a comunità che camminano insieme non isolata in condizioni eremitiche apatiche, anestetizzate, separata, individualiste tipiche della globalizzazione o glocalizzazione dell’indifferenza.

Riconosciamoci tutti in quel bambino di Ostia che correndo sorridendo, dalla sua classe nuova nei locali della chiesa cristiana, verso una mamma che sopraggiungeva da fuori un pò in ansia e preoccupata chiedendo:come è andata?” – ha risposto: “mamma, qui stiamo da Dio”.

SDT

 


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