7/3/2017 – Tornano a puntare i riflettori sulla questione del rischio idrogeologico ad Isola Sacra. A seguito delle ormai annose vicende dei vincoli sul territorio di “Isola Sacra”, il Comitato Spontaneo “Isola Sacra” sente il bisogno di mettere un punto fermo e chiarire la propria posizione nei confronti di tutti gli enti preposti alla gestione del territorio e soprattutto di chiarirla nei confronti della Politica e cui sono rivolte istanze ben precise. “I rappresentanti del Comitato – spiegano – , infatti, stanno presenziando tutte (almeno quelle conosciute) le riunioni politiche, tecniche istituzionali, avviate nell’ultimo mese a seguito dell’approvazione del ben noto Decreto 58 dell’Autorità di Bacino del Fiume Tevere, che ha definitivamente sancito il livello R4 su tutta “Isola Sacra” a causa della presenza del c.d. rischio da alluvione. Intanto vi è da capire che la posizione assunta dal CSIS non si appiattisce su questa o quella posizione. Dopo aver ascoltato tutti coloro che si stanno facendo paladini del territorio, il Comitato può affermare con assoluta certezza – e senza alcuna vis polemica – che manca assolutamente una visione di insieme che possa consentire di superare, rapidamente l’empasse creato dal decreto 58 e fare effettivamente gli interessi della cittadinanza. Le proposte e le soluzioni suggerite sono lontane, probabilmente non solo dagli interessi della comunità, ma anche e soprattutto dalla realtà. Prima di ogni cosa, – proseguono – vi è la questione dei rapporti istituzionali e del confronto politico, probabilmente il vero vulnus di tutta la vicenda. Abbiamo potuto appurare nei nostri incontri che le istituzioni e le parti politiche che hanno ruolo nella questione vincoli, non dialogano tra di loro e soprattutto non intendono dialogare. Si potrebbe intanto partire da un punto fermo: il territorio di “Isola Sacra” – spiegano – nasce dalla bonifica alla foce del Tevere e per forza di cose è soggetto a rischio idrogeologico. Questo nessuno lo discute. Oggi, a quasi 20 dall’approvazione del Comune di Fiumicino del PRG si discute finalmente di “quanto” il territorio sia finalmente a rischio. I ritardi della politica e degli amministratori sono incredibili, e inaccettabili. Il vincolo da esondazione, per esempio, è addirittura contemplato nel PRG. Il vincolo dal CO2 e gas endogeni, addirittura era ben conosciuto fin dagli anni ’30, ma solo nel 2013 trovava la sua ufficializzazione. Il vincolo da alluvione era già conosciuto dalle precedenti amministrazioni, tanto che nel bilancio 2012 del comune di Fiumicino, venivano stanziati i fondi per il potenziamento delle idrovore. Ma le soluzioni? Ognuno ha la sua, nella convinzione di avere la soluzione del problema. E tutte le soluzioni sentite, messe assieme, non risolvono il problema. La proposta di revisione del Decreto 58 sulla base degli studi del Comune di Fiumicino, per esempio, appare zoppa e parziale. Gli studi del Comune (sui quali peraltro l’Autorità di Bacino manifesta qualche perplessità circa le metodologie utilizzate) seppur riducono il livello di rischio da R4 a R3, lo estendono ancora di più. Il Decreto 58, se da una parte vincola, dall’altra, proprio il maggior livello di rischio consentirebbe di accedere ai fondi del cd salva Italia, attraverso un criterio di priorità. La declassazione, oltre di fatto a non eliminare alcun rischio, comporterebbe si lo sblocco delle licenze edilizie, ma la edificabiltià avverrebbe con grossissimi oneri e aggravi determinati dalle c.d. prescrizioni. Di fatto, la situazione giuridicamente potrebbe essere sbloccata, ma fattualmente sarebbe assolutamente gravoso ed oneroso costruire. In una zona dove l’offerta economica di immobili supera di molto la richiesta, il prezzo giocherà un ruolo determinante. Sappiamo che l’Autorità di Bacino sta valutando le osservazioni e la relazione del Comune, ma la via potrebbe solo fornire un piccolo pezzo per la soluzione. Qualche osservazione merita anche la soluzione prospettata, e condivisa dal CSIS, di impugnare il Decreto 58. La mancanza di istruttoria nell’approvazione del Decreto (e prima ancora del Decreto Segretariale 42) è cosa poco contestabile. Tuttavia anche tale soluzione condivisa dal CSIS, non appare idonea a dare una soluzione esauriente. Dal punto di vista giuridico appare infatti quanto mai improbabile che il Tribunale Superiore delle Acque, ovvero il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio (a seconda del profilo di doglianza che si solleva, sussiste un diverso riparto di giurisdizione) possano, in via cautelare, sospendere il Decreto. La questione sottesa infatti è la Sicurezza di persone e cose.
L’origine di Isola Sacra
“Isola Sacra, per motivi che nessuno ha voluto evidenziare e dire – è stata oggetto di fenomeni alluvionali, tre anni fa, così come la vicina zona di Ostia e Casalpalocco. Circostanze, queste, che un Giudice – spiegano – non potrà non considerare nel bilanciamento degli interessi in ballo, con evidente favour per la tutela e la sicurezza. Il chè vorrà dire che il vincolo permarrà per anni e anni, fino alla definizione di un eventuale giudizio di merito, il cui risultato è tutt’altro che scontato. Ora, per punto di principio si possono mettere in discussione procedure, politici, movimenti e amministratori. Ma la situazione attuale dice che il vincolo c’è e ci resterà. Solo la messa in sicurezza del territorio consentirà di attenuare (o eliminare?) il vincolo. E qui sorgono altri problemi. L’Autorità di Bacino, infatti, sembra di sapere che per eliminare o attenuare il vincolo da esondazione del Tevere, le cui opere sembrano ora in fase di realizzazione, ci sono voluti 20 anni. Solo per deperimetrare una piccola area a destra del canale navigabile ci sono voluti 4 anni dalla realizzazione delle opere di messa in sicurezza. Così come anche la minoranza della presente consigliatura apparre ben lontana dal comprendere l’origine dei vincoli, e di quello in specie. Un vincolo sul qual non incidono solo la conformazione e la natura del territorio, ma che trova origine in questioni di mercato immobiliare e speculazioni. Il territorio di Fiumicino sta pagando datio della sua appettibiltià e collocazione, nonché della possibile realizzazione di opere e infrastrutture (porto commerciale, porto turistico, aeroporto). La zona ha un potenziale economico incredibile. D’altronde gli interventi edilizi del primi anni del 2000 lo dimostrano. Ma è bene anche chiarire il PRG, nella zona di Isola Sacra non prevede interventi massicci e “colate di cemento”. Prevede l’urbanizzazione del territorio con previsione di aree verdi, servizi e soprattutto un indice di edificabilità molto basso (al massimo palazzine di due/tre piani). La realizzazione di tale impianto urbanistico con le c.d. reti duali (e la raccolta di acqua piovana per il riutilizzo), per esempio, è un elemento mai considerato anche dall’Autorità. Tanto chiarito, la messa in sicurezza deve essere seriamente valutata. I tempi di realizzazione non si prospettano brevi. Gli investimenti sono molti. I progetti, invero esistono da anni sulla carta e nei cassetti. Quanto ci vorrà per realizzarli? Quanto ci vorrà al Consorzio di Bonifica del Tevere e Agro Romano a muoversi, non solo per la ordinaria manutenzione dei canali e delle pompe idrovore già esistenti. E’ vero che la situazione è complessa, ma altrettanto vero è che la mancanza di dialogo e trasparenza da parte dei soggetti coinvolti, rende assolutamente impossibile districare la matassa, anzi, la complica, inquinandola di contrapposizioni politiche. Non possiamo dire tutta questa situazione a chi va in favore. Possiamo però affermare con certezza a chi nuoce. Ai cittadini di Isola Sacra. Non solo ai proprietari terrieri, ma anche ad ogni proprietario di immobili. Il tempo gioca a loro sfavore, così come la litigiosità politica. I vari partiti di maggioranza ed opposizione sti stanno sfidando a colpi di convegni, forse in vista delle prossime elezioni, calvalcando il malcontento creato dal Decreto 58, ma proponendo, come detto, soluzioni che, per il CSIS, o sono fallate nei presupposti, o sono fallate nelle conclusioni. E intanto il tempo scorre e passa. E anche quest’anno i cittadini dovranno fare i conti con la imposizione fiscale. Da quasi un anno il Comune ha promesso un tavolo tecnico per trovare soluzione a singole posizioni e per rivedere la delibera n. 7 del 2009. Tavolo che non ha mai avuto alcun seguito, anche se nel prossimo bilancio sembra che si stiano valutando ulteriori scontistiche. Ormai la situazione è inaccettabile e non più sostenibile. Il CSIS invoca l’applicazione legittima della delibera di giunta n. 31 del 2009, tenuta nel cassetto per anni e forse applicata a pochi intimi, con la quale si dava atto che la base imponibile, per i terreni impossibilitati ad ottenere la concessione edilizia per la presenza di vincoli, doveva essere considerata il 20% del valore lordo dei beni. A conti fatti – concludono – questo comporterà una imposizione di poco superiore a quella prevista per i terreni agricoli. Si tratta di una soluzione equa, nel pieno rispetto delle norme di diritto e fondamentalmente giusta per contemperare la gravissima situazione del territorio con le esigenze di bilancio del comune”.