Casalbernocchi, straordinario ritrovamento archeologico


6/7/2016 – Il sottosuolo capitolino continua a riservare sorprese. È stata infatti presentata ieri a Casalbernocchi una delle più importanti scoperte archeologiche degli ultimi anni. Un mausoleo del primo secolo dopo Cristo, un complesso termale e un’area destinata alla sepoltura sono infatti tornati alla luce nel corso delle indagini archeologiche preventive condotte dalla Soprintendenza speciale per il Colosseo in previsione della costruzione della chiesa ortodossa dell’Ingresso del Signore in ‪Gerusalemme della comunità rumena. Mezzo millennio di storia romana quelli che lo scavo effettuato all’interno di un’area privata sulla via Ostiense, a Casalbernocchi hanno salvato dal dimenticatoio. La scoperta, messa a segno tra aprile e luglio 2015 è stata presentata ieri dal soprintendente speciale per il Colosseo e l’Area archeologica Centrale di Roma Francesco Prosperetti, alla presenza dei rappresentanti della comunità rumena proprietari del terreno e finanziatori come previsto dalla legge delle ricerche preliminari. I sondaggi preventivi infatti sono stati condotti dagli archeologi della Soprintendenza e da operai specializzati rumeni, tutti volontari non retribuiti. La presentazione di ieri arriva a sei mesi dalla conclusione dell’intervento in occasione dell’arrivo del nullaosta della Soprintendenza alle modifiche al progetto per la costruzione della chiesa ortodossa, rese necessarie proprio per la presenza dei reperti.

IL BORGO – Le indagini, con la direzione scientifica dell’archeologo Alessandro D’Alessio, condotte in una zona finora a uso agricolo, hanno portato alla luce forse un vicus, cioè un borgo rurale, che copre un periodo compreso tra il I e il V secolo d.C., di complessa stratificazione e interpretazione, ma in buon stato di conservazione proprio grazie all’assenza di interventi edilizi che avrebbero potuto danneggiare le vestigia. Per quanto riguarda il futuro dell’area archeologica le tombe sono state tutte spostate mente il mausoleo e il complesso termale verranno nuovamente interrati a causa dell’assenza di fondi o di un contesto che ne consenta la conservazione e valorizzazione.

IL MAUSOLEO – Due le fasi costruttive del mausoleo entrambe ben identificabili. La prima inquadrabile tra il I e il II secolo e ha visto la realizzazione di un ambiente rettangolare, con il fronte principale in direzione della via Ostiense, e muri in opera mista di reticolato e mattoni che accolgono delle nicchie quadrangolari identificate come cinerari, per sepolture di donne. Il pavimento a mosaico, in tessere nere su fondo bianco, raffigura un kantharos, una coppa dalla quale fuoriescono tralci d’edera: la decorazione è delimitata da una cornice rettangolare. La seconda fase del mausoleo è costituita dalla realizzazione di un ambiente di modeste dimensioni, ricavato tramite un muro absidato realizzato con materiale proveniente da altre costruzioni, con pareti interne intonacate di rosso. La struttura sarebbe stata abbandonata, secondo gli elementi individuati dagli archeologi tra il IV e il V secolo.

LE TERME – L’impianto termale è caratterizzato da pavimenti con mosaici a campo bianco delimitati da cornici a doppio filare in tessere nere, tipici del repertorio geometrico di fine II secolo e della prima età severiana, oltre a porzioni di intonaco dipinto in rosso e giallo antico anch’esse a motivi geometrici. Di un ambiente absidale pavimentato in coccio pesto, probabilmente una sauna umida o secca. Il riscaldamento delle acque era assicurato da due forni, uno addossato ad ovest della struttura absidata e l’altro situato a sud degli ambienti termali, dove sono state rinvenute opere di canalizzazione che probabilmente conducevano a una cisterna per l’approvvigionamento idrico dell’intero complesso. L’area sottoposta a scavi potrebbe essere più ampia a causa dell’assenza al momento del ritrovamento delle vasche.

LA NECROPOLI – Il settore a ovest dell’area è interessato dalla presenza di un lungo muro confinante con numerose sepolture di differenti tipi. Pochi gli elementi di corredo rinvenuti: un anello, bracciali e, in particolare, monete che permettono di proporre una datazione fra il II e il III secolo. Le ceramiche, per la maggior parte anfore reimpiegate come copertura delle deposizioni, consentono di estendere la datazione fino al IV secolo. Le analisi antropologiche delle sepolture, a cura di Paola Catalano, indicano un’età media compresa tra 20 e 40 anni, con una discreta frequenza di individui più anziani. 56 gli scheletri di cui solo 6 i bambini. Il campione di popolazione è socialmente medio-basso, caratterizzato da uno stile di vita modesto, ma con condizioni lavorative non eccessivamente usuranti.

 


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