(VIDEO) Blitz della finanza al porto. Sequestrati beni per oltre 450mln di euro


26/7/2016 – Oltre 450 milioni di euro in beni sequestrati. È il bilancio dell’operazione “Ultima spiaggia” portata a termine ieri mattina dai finanzieri del comando provinciale della guardia di finanza di Roma. Il patrimonio immobiliare riconducibile a Mario Balini, patron del porto turistico e già salito agli onori della cronaca per essere stato coinvolto, nell’estate del 2015, nell’operazione Portus Romae, coordinata dalla procura di Roma e condotta dal nucleo polizia tributaria della guardia di finanza, per associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta, riciclaggio, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita e trasferimento fraudolento di valori. La misura di prevenzione, adottata dal Tribunale di Roma – sezione specializzata per le misure di prevenzione – ed eseguita dagli specialisti del gruppo investigazione criminalità organizzata del nucleo di polizia tributaria di Roma, giunge al termine di complesse indagini di polizia economico-finanziaria, basate anche sui dati ottenuti anche nel corso di indagini legate al mondo criminale di Ostia. In particolare ad aver portato all’operazione di ieri sono stati gli sviluppo dell’operazione “Tramonto” condotta nei confronti del clan criminale Fasciani, ben radicato nell’area di Ostia Nuova e che ha portato, nel marzo 2014, all’esecuzione di 16 ordinanze di custodia cautelare e al sequestro di beni per oltre 6 milioni di euro. In quell’occasione erano emersi alcuni movimenti finanziari tra Balini e alcuni noti pregiudicati lidensi vicini al clan Fasciani e all’altrettanto potente clan Senese. A questo si sono poi aggiunte le informazioni ottenute nella successiva operazione “Nuova alba”, condotta dalla polizia di Stato, nel quale erano emersi chiaramente i collegamenti tra il patron del porto turistico e esponenti delle organizzazioni malavitose interessate al litorale di Ostia. Dalle intercettazioni telefoniche eseguite a suo tempo è emerso che proprio dal mondo degli affari «nella fase dell’ipotizzato rinnovo, per la riforma normativa, degli assetti concessori, che proviene il riscontro delle egemonie di strada createsi in Ostia: inesistenti i Triassi; preoccupati del futuro i gestori già operanti, quali Giacometti, legato a Balini, e collegato agli epigoni della Magliana; decisi all’investimento, e alla creazione sistematica di società strumentali a consentire l’accesso all’affare, siccome fornite di pertinente licenza, i clan emergenti, ossia i Fasciani e gli Spada». In tale contesto figura di primo piano era quella del pregiudicato Cleto Di Maria, importate narcotrafficante, al quale Balini aveva concesso, ad un prezzo irrisorio, attraverso una società assegnataria della relativa concessione demaniale, la gestione del chiosco – bar all’interno della spiaggia attrezzata “Hakuna Matata”, di Ostia, ieri sequestrata. Inoltre, Di Maria curava, per conto di Balini, i servizi di sicurezza e vigilanza all’interno del porto turistico, oltre ad abitare in un appartamento all’interno dello stesso. Ed è proprio il porto turistico di Ostia, insieme ad alcuni stabilimenti balneari tra i quali “Hakuna Matata” e “Plinius”, il centro degli affari gestiti da Balini, attraverso una serie di società, da ieri affidate agli amministratori giudiziari nominati dal Tribunale. Il blitz di ieri ha consentito di accertare come il patron del porto sia soggetto “socialmente pericoloso” e titolare, direttamente o indirettamente, attraverso familiari e “prestanome”, di una serie di cespiti di ingente valore, assolutamente sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati. Tale sproporzione ha permesso di richiedere, ai sensi del “Codice Antimafia”, il sequestro finalizzato alla confisca del suo intero patrimonio. A finire sotto sequestro quindi è stato il patrimonio aziendale e relativi beni di 12 società di capitali; patrimonio aziendale e relativi beni di 2 società estere; 1 impresa individuale; quote societarie di 4 persone giuridiche; 531 unità immobiliari; 11 auto/motoveicoli; 1 imbarcazione; rapporti finanziari, per un valore complessivo di stima di circa 450 milioni di euro. L’operazione, eseguita con il supporto del II gruppo e del gruppo pronto impiego della guardia di finanza di Roma, costituisce l’ennesimo intervento del corpo e della locale autorità giudiziaria finalizzato all’aggressione ai patrimoni illecitamente accumulati da soggetti “socialmente pericolosi”, che sono dediti abitualmente a traffici illeciti e vivono con i proventi di tali traffici.

https://youtu.be/QjceOVYMGU0

 


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