Ostia, ricomincia la vita in mare delle tartarughe “Ottone” e “De Andrè”


9/6/2016 – Ricomincia dal mare di Roma la vita straordinaria delle tartarughe “Ottone” e “De Andrè”, rilasciate da RomaNatura nell’Area Marina Protetta delle Secche di Tor Paterno. Ieri mattina, in occasione della Giornata Mondiale degli Oceani, grazie all’Ente Regionale RomaNatura, due tartarughe caretta sono tornate al mare dopo le cure ricevute nel Centro Recupero della Stazione Zoologica di Napoli. Dal Porto Turistico di Roma gli operatori degli enti, insieme ai tanti presenti tra i quali anche gli attivisti di Legambiente, hanno accompagnato in barca le tartarughe “Ottone” e “De Andrè” fino all’Area Marina Protetta Secche di Tor Paterno.
“Da Roma, nella splendida isola sotto il mare delle Secche di Tor Paterno, ricomincia la vita straordinaria di due tartarughe – commenta Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio – grazie all’impegno di tanti nel curarle e prepararle al ritorno al mare e grazie a quanti hanno pianificato e realizzato il bellissimo rilascio. Nella giornata mondiale degli oceani questa iniziativa è fantastica perchè mette insieme in una simbiosi vitale, uno dei parchi più belli e importanti della nostra regione e della capitale, chi lo gestisce, chi ne cura il rispetto delle regole e quanti lo amano, insieme a chi ha curato il ritorno al mare di due esemplari di una specie tanto importante e straordinaria. Siamo felici che anche gli attivisti di Legambiente abbiano avuto la possibilità di assistere in barca a questo straordinario evento. Questa iniziativa racconta anche quanto siano preziose le aree protette, in particolare quelle marine come le Secche di Tor Paterno, che attraverso un moderno insieme di salvaguardia, gestione e fruizione sostenibile diventano sempre di più il cuore del litorale romano”.

I due esemplari di Caretta caretta possono nuovamente nuotare nelle acque delle bellissime Secche di Tor Paterno che, a 5 miglia nautiche al largo del litorale romano di Capocotta, sono costituite da fondali tra i 18 e i 60 metri con rilievi rocciosi innalzati dal circostante fondale sabbioso e costituiscono una vera e propria “oasi” in grado di attirare moltissime specie vegetali e ittiche, dalla Posidonia oceanica a colonie di celenterati come la bellissima Gorgonia rossa e gli Alcionari, dalle Murene e i Gronchi, alle Rane pescatrici e i Saraghi.
Al rilascio, insieme a tecnici, esperti, sub e appassionati, era presente anche il Commissario Straordinario di RomaNatura Maurizio Gubbiotti. L’evento è stato organizzato da RomaNatura, dalla Rete Regionale TartaLazio e dalla Capitaneria di Porto.

Ottone e De Andrè. Le Storie  

Le tartarughe marine Ottone e De Andrè sono state recuperate nell’estate 2015 a Santa Marinella, località costiera del Lazio, dalla Capitaneria di Porto su segnalazione di un privato. Presentavano ciascuna uno degli arti lacerato da una lenza da palangaro in cui erano rimasti impigliate: la ferita era talmente profonda che l’arto era quasi amputato.
I palangari, reti da posta costituite da centinaia di lenze armate di ami, sono uno dei pericoli cui vanno incontro più di frequente le tartarughe, che si avvicinano a questi attrezzi da pesca attratte dalle prede (pesci e molluschi) già catturate dagli ami.
Ottone e De Andrè sono due giovani esemplari  della lunghezza di circa 50 cm, di sesso ancora non riconoscibile. La distinzione tra maschio e femmina avviene infatti al raggiungimento della maturità sessuale (non prima dei 25 anni d’età e con una lunghezza del carapace di 80-85 cm).
Dopo il ritrovamento, grazie alla Rete Regionale TartaLazio, la rete per la tutela e il recupero delle tartarughe marine nel Lazio, che ha visto in azione la Riserva Naturale di Tor Caldara, l’Ente Parco Regionale Riviera di Ulisse e il Corpo Forestale dello Stato, i due esemplari di Caretta caretta sono stati affidati al Centro di Recupero Tartarughe Marine della Stazione Zoologica “Anton Dohrn” di Napoli. Le due tartarughe hanno trascorso circa 9 mesi presso il Centro di Recupero di Napoli, dove sotto le cure del personale specializzato hanno intrapreso un lungo percorso  di riabilitazione, che ha consentito loro di ritornare nel loro ambiente naturale e di riprendere le lunghe migrazioni nel Mediterraneo nonostante l’amputazione subita.


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