Leonardo da Vinci, atterrati 41 bambini adottati provenienti dal Congo


1/6/2016 – L’aereo ha toccato terra alle 5,20. Dopo due anni e mezzo di sofferenza finalmente ieri mattina all’alba i 41 bambini del Congo adottati da famiglie italiane insieme a 14 accompagnatori, hanno lasciato Kinshasa e gli orfanotrofi dove in alcuni casi hanno vissuto fin dalla nascita. Un incubo che per le 7 coppie che attendevano i bambini all’aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino sembrava finalmente finito ma che invece non è stato altro che un’illusione. Perché i piccoli sono stati infatti caricati su mezzi della polizia e portati nella caserma “Petri” di Spinaceto. Problemi burocratici che bloccano un abbraccio che attende di chiudersi da due anni. Una decisione sembra presa anche per tutelare la privacy delle famiglie in arrivo da tutta Italia e consentire che il primo incontro avvenga in un ambiente protetto. Una gioia a metà perché sono ancora 18 i bambini fermi in Congo dopo quelli che da aprile dello scorso anno sono riusciti ad arrivare in Italia. Si tratta dei piccoli provenienti da Goma e che solo nei giorni scorsi erano stati trasferiti a Kinshasa. I loro nuovi genitori dovranno ancora attendere. Aspettare di ricevere la telefonata dalla Cai, l’ente governativo che sovrintende le procedure di adozione e che gestisce anche la consegna dei bimbi alle coppie italiane. E nei giorni scorsi sono tante le polemiche hanno accompagnato la Cai e soprattutto la gestione della ex numero uno Silvia Della Monica, è ora presieduta dal ministro Maria Elena Boschi.

LA VICENDA – La vicenda era iniziata nel 2013 quando la Repubblica Democratica del Congo aveva deciso di dichiarare una moratoria sulle adozioni internazionali per indagare su presunti casi di maltrattamenti subiti dai bambini, su presunte compravendite e su adozioni da parte di coppie omosessuali, vietate dalla legge. I maggiori indiziati erano gli Stati Uniti. L’Italia nonostante non fosse mai coinvolta nella vicenda e avesse ricevuto anzi l’apprezzamento del Congo per la precisione nelle procedure era rimasta coinvolta e non ha mai avuto problemi di questo tipo (anzi proprio il Congo ci ha lodato per la nostra “scrupolosità”). Eppure si è trovata ugualmente coinvolta in questa vicenda e 130 coppie si erano viste negare il diritto ad essere una famiglia.


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