Salvata dai tombaroli un’ara sacra romana del I secolo d.C.


23/2/2016 – Tombaroli in azione a Macchiagrande. Uno scasso archeologico clandestino effettuato in pieno giorno  è stato scoperto sulle strutture di una imponente villa romana imperiale. Per accedere alla zona il tombarolo si era “fatto strada” nella macchia mediterranea protetta della Riserva Naturale del Litorale, distruggendo 200-300 metri lineari di bellissimo bosco di alloro, fillirea, corbezzolo, lentisco e mirto. A scoprire l’opera del balordo un agricoltore della zona che ha immediatamente segnalato l’accaduto alla sezione Maccarese del Gruppo Archeologico del Territorio Cerite, operativa sulla salvaguardia e tutela dei beni archeologici del Comune di Fiumicino, che intervenendo con un primo sopralluogo, ha constatato e documentato fotograficamente il danno e comunicando il tutto, come da prassi, all’ente di competenza Soprintendenza Archeologica di Roma XII Municipio. L’area dello scasso clandestino, di circa 1000 mq, ha messo in luce un ingente numero di reperti: tratti di mura della villa, frammenti di materiale ceramico di vasellame, anfore, tegole, frammenti di intonaco dipinto, tessere di mosaico,marmi, ossa, parti di grossi contenitori. Poco distante è stata rinvenuta anche una importantissima ara in marmo di 60x40x120 cm probabilmente abbandonata dai vandali per l’eccessivo peso (3 – 5 q). “L’ara funeraria in marmo bianco del I sec. d.C., – spiegano dal Gruppo Archeologico del Territorio Cerite – forse collocata nell’area sacra della villa dove si svolgevano i riti, si presenta secondo la tipologia dell’età Flaviana, con una decorazione con motivi floreali di alloro, il classico piatto e la brocchetta, che simboleggiano la libagione ed un’immagine di un serpente forse legata a divinità curative o protettrici dei beni alimentari. Presente anche una iscrizione che però per il suo pessimo stato di conservazione risulta di difficile lettura”. Data l’urgenza e l’importanza del reperto, la Soprintendenza intervenuta sul luogo, con i funzionari di zona dott.ssa Daniela Rossi e il dott.Stefano Musco, ha disposto per il recupero. “L’ara funeraria è un importantissimo documento archeologico che interpretata da esperti del campo, fornirà preziose informazioni sul passato del nostro territorio, sui riti divinatori, sulle genti, i personaggi, che – concludono  dal – Gruppo Archeologico del Territorio Cerite – popolavano in epoca romana le nostre campagne, contadini del passato che coltivavano la terra come oggi i nostri agricoltori fanno, 1900 anni dopo. Auspichiamo che il reperto a breve sia collocato definitivamente in una struttura adatta nel territorio come il museo Ostiense o la torre di Palidoro, da poco acquisita dal Comune di Fiumicino e candidata a spazio museale”.


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