LA PSICOLOGA – L’estate che se ne va


18/8/2015 – La continuità ci dà le radici; il cambiamento ci regala i rami, lasciando a noi la volontà di estenderli e di farli crescere fino a raggiungere nuove altezze. (Pauline R. Kezer) Tutta la vita di una persona è caratterizzata da periodi di cambiamento e periodi di stasi e gli uni sono importanti quanto gli altri. Infatti, mentre i periodi di stasi ci permettono di vivere la routine ed immergerci nella quotidianità portando avanti la nostra vita, i periodi di passaggio sono fondamentali perché permettono di metterci in discussione, di riformulare il nostro mondo interiore (in relazione e attraverso quello esterno), di ascoltare noi stessi e le nostre esigenze con più attenzione.
Di sicuro settembre è un periodo di passaggio: è finita l’estate e con essa quei giorni in cui spesso si stacca dalla quotidianità – con il piacere ma anche con il disorientamento di farlo. Questo distacco porta a poter rivedere l’impostazione della propria vita con più obiettività, a rendersi conto se il periodo invernale lo attendiamo con ansia e senso di pesantezza o con voglia di iniziare un lavoro o una vita, magari intensa e faticosa, ma stimolante e costruttiva. E’ importante ogni tanto fermarsi e chiedersi dove stiamo andando e verso cosa; se la direzione che la nostra vita ha preso è quella che veramente vogliamo, se è il caso di estendere i nostri rami e verso quale direzione. Queste basilari riflessioni su noi stessi ci possono portare anche ad iniziare a pensare se l’inverno che ci aspetta, questo ri -inizio delle attività, debba essere messo in discussione e rivisto in alcuni suoi aspetti. Se siamo felici di alzarci tutte le mattine per andare in quel posto di lavoro o per occuparci delle solite questioni, se ci va di accompagnare i nostri figli ogni giorno ai soliti impegni di scuola e sport o di dedicarci solo e soltanto alla nostra casa, se invece possiamo fare qualcosa di diverso per sentirci maggiormente soddisfatti. Spesso esistiamo senza vivere davvero e ci giustifichiamo pensando che è inevitabile, che non c’è niente che si possa fare, dicendoci ad esempio che i figli sono ancora piccoli, che mancano i soldi, che forse prima o poi il marito (o la moglie) cambierà comportamento, senza renderci conto che queste sono soltanto barriere che poniamo a noi stessi per non prendere in mano la nostra vita, per non capire che molto dipende proprio da noi e dalla nostra forza interiore di muovere le cose. Chi scrive ama il mare, immergersi in esso ma mantenendo la certezza di essere vicino alla spiaggia. E’ quando si allenta il bisogno di quella certezza che l’immergersi nel gioco delle acque diventa veramente libero. Non si possono scoprire nuovi oceani se non si ha il coraggio di perdere di vista la costa. Ovviamente il cambiamento non sempre porta miglioramento. Si possono scoprire oceani nuovi ma altrettanto pericolosi. Però è pur vero che per migliorare bisogna cambiare. Non si tratta di trasformazioni del nostro modo di essere ma spesso solo di sfumature di colore da aggiungere alla nostra struttura portante per essere più liberi di scegliere tra le diverse nuance del vivere e leggere la nostra realtà. E allora settembre può essere il momento di passaggio, di evoluzione, può essere il mese del cambiamento per realizzare maggiormente noi stessi. Per iniziare a darsi da fare con pazienza, con calma ma con tenacia e continuità. Può essere il momento per risvegliarsi dal torpore dell’agosto caldo e afoso che tutto copre. Può essere il momento per risvegliarsi da un lungo o breve sonno per volare come farfalle che, anch’esse, senza cambiamento di stato non esisterebbero nella loro bellezza e leggiadria. “Lo schiavo non è chi ha la catena al piede, ma chi non riesce più ad immaginare una vita in libertà” (S. Agosti).

Dottoressa Stefania Martina – psicologa, psicoterapeuta

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