Mafia Capitale, ai domiciliari l’ex presidente del X Municipio Andrea Tassone (VIDEO)


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4/6/2015 – La sua era stata definita “la migliore Giunta del X Municipio”. Se non fosse che questa mattina proprio lui, l’ex presidente del parlamentino lidense, Andrea Tassone, è stato arrestato dai carabinieri del Ros nell’ambito della seconda tornata di arresti per l’inchiesta su Mafia Capitale e le indagini nei confronti dell’associazione che faceva capo a Massimo Carminati. Le manette sono scattate a seguito dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma su richiesta della locale Procura Distrettuale Antimafia e che vede interventi nelle province di Roma, Rieti, Frosinone, L’Aquila, Catania e Enna.
Tassone, si trova ora agli arresti domiciliari per accuse che lo vedono indagato insieme a 43 persone, che vanno dall’associazione di tipo mafioso, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni e trasferimento fraudolento di valori, con l’aggravante delle modalità mafiose. 21 invece le perquisizioni a carico di altrettante persone indagate per gli stessi reati.
Le indagini, in questa nuova fase,  hanno permesso di acquisire ulteriori elementi in ordine all’esercizio del metodo mafioso da parte del sodalizio, confermato anche dalle testimonianze rese da diversi imprenditori vittime.

La seconda tranches di indagini ha consentito di appurare la centralità, nelle complessive dinamiche dell’organizzazione mafiosa diretta da Carminati, di Salvatore Buzzi, riferimento di una rete di cooperative sociali che si sono assicurate, nel tempo, mediante pratiche corruttive e rapporti collusivi, numerosi appalti e finanziamenti della Regione Lazio, del Comune di Roma e delle aziende municipalizzate.

Le indagini, coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia della Capitale, hanno, tra l’altro, consentito di documentare la partecipazione di Luca Gramazio all’associazione mafiosa, in qualità di esponente della parte politica che interagiva, secondo uno schema tripartito, con la componente imprenditoriale e quella propriamente criminale.
Gramazio, secondo la Procura, infatti, dapprima nella carica di capogruppo PDL al Consiglio di Roma Capitale ed in seguito quale capogruppo PDL (poi FI) presso il Consiglio Regionale del Lazio, “sfruttando la propria appartenenza ai suddetti organi amministrativi e la conseguente capacità di influenza nell’ambiente istituzionale, poneva in essere condotte strumentali al conseguimento degli scopi del sodalizio“.
E’ emersa, quindi, la diffusa attività di condizionamento attuato dal sodalizio diretto da Massimo Carminati, determinata dalla rete di rapporti  e dal ramificato sistema di tangenti intessuti dal gruppo mafioso e che coinvolgevano amministratori e pubblici ufficiali.
Gli ulteriori approfondimenti in direzione di Luca Odevaine, i cui contatti con il Buzzi erano emersi in relazione al coinvolgimento delle relative imprese nella gestione dell’emergenza immigrati, hanno confermato l’articolato meccanismo corruttivo facente capo allo stesso Odevaine che, in qualità di appartenente al Tavolo di Coordinamento Nazionale sull’accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale, è risultato in grado di ritagliarsi aree di influenza crescenti nello settore. Le indagini hanno permesso di documentare come Luca Odevaine fosse in grado di garantire consistenti benefici economici ad un “cartello d’imprese” interessate alla gestione dei centri di accoglienza, determinando l’esclusione di imprese concorrenti dall’aggiudicazione  dei relativi appalti.


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