26/9/2914 – Era il 2 ottobre 2013 quando con una Memoria di Giunta il Municipio di fatto cancella il progetto di ricostruzione della materna DoReMi Diverto di via Cozza andata in fiamme nel settembre del 2012. 2,5milioni di euro lo stanziamento che era stato previsto per l’edificazione ma che nella nota firmata dal presidente Andrea Tassone, dall’assessore al Welfare Emanuela Droghei e dall’assessore al Patrimonio Giacomina Di Salvo vengono definiti “non più disponibili”. Ed allora ecco l’idea geniale destinare quell’area ad un centro di accoglienza della Caritas. Scelta presa dopo alcune considerazioni. In primis quello dello stop dei lavori di riqualificazione all’ala est della Vittorio Emanuele II dove sarebbe dovuta sorgere una ludoteca e spazi per la cultura a causa di “problematiche relative alla carenza di progettazione definitiva del piano primo e secondo e che sono sottoposti ad un progressivo degrado” per perdite d’acqua provenienti dal dormitorio e dalla mensa Caritas e che quest’ultima aveva chiesto di poter ampliare lo spazio al piano rialzato a sua disposizione. Un degrado da risolvere quindi dando all’Ufficio Tecnico e del Patrimonio del Municipio l’incarico di verificare la fattibilità di destinare l’area a una nuova struttura per la Caritas con beneplacito di tutti quei genitori, di tutte quelle famiglie che dal giorno della chiusura della scuola di trovano a dover fare salti mortali per portare i propri figli in scuole che non hanno scelto. Eppure era lo stesso Tassone, firmatario della Memoria, il 13 maggio di quest’anno annunciava in una nota ufficiale (qui) come fosse “è intenzione – spiegava il presidente del Municipio – di questa amministrazione avanzare tutte le procedure necessarie per riedificare una nuova scuola”.
E poi come risolvere il problema scuola e carenza di posti nei nido e asilo derivanti anche dall’indisponibilità della DoReMi Diverto?
Semplicemente rimpallando il problema al Dipartimento Politiche Educative di Roma Capitale per l’accreditamento di strutture private. Insomma senza quindi andare a creare nuovi posti ma semplicemente togliendoli alle scuole private presenti.