DIARIO DI BORDO – ‘Mafia’ a Ostia. Dal Vaticano Padre Agostino, della ‘famiglia’ di Papa Leone: “contro le ‘mafie’: imparare a pregare, difendere la creazione, rafforzare l’educazione” 

PADRE AGOSTINO UGBOMAH, della 'famiglia agostiniana' (ex priore della Basilica Cattedrale di Ostia SANT'AUREA e oggi in servizio presso IL Vaticano)

10/07/2025 – E’ attento lo sguardo del Vescovo di Roma, Papa Leone XIV, su Ostia; questo non soltanto perché la cattedrale di Ostia, la basilica sant’Aurea (sede del vescovo di Ostia quando questa aveva il suo specifico vescovo che quivi abitava, vista l’importanza della cittadina) è oggi la sede titolare del Cardinale decano del collegio cardinalizio mons. Cardinale Giovanni Battista Re (colui che ‘incorona’ il nuovo Papa eletto);

oltre questo conta sicuramente il fatto che a Ostia sorge un’importante “casa della ‘famiglia agostiniana’”, presso l’episcopio Ostiense, come testimoniano le sue diverse visite in questi ultimi anni e infine perché, nello stesso tempo, qui risuonano ancora i passi di Santa Monica e Sant’Agostino.

In effetti le parole di Padre Agostino Ugbomah, in fondo a questo documento, creano un ponte importante tra Roma e Ostia.

In un recente incontro anche mons. Renato Tarantelli, l’attuale Vescovo ausiliare per Roma Sud e Ostia e vicegerente del Vicario di Roma per Papa Leone il Cardinale Baldassarre Reina, ha sottolineato il particolare affetto del pontefice per il litorale romano lidense.

Sicuramente dalla numerosa comunità cristiana Ostia non è affatto sola e isolata nella sua battaglia contro la cosiddetta mafia, la criminalità organizzata e quella più che altro locale; ‘Ostia è la porta’, di Roma e per questa del mondo, ha ricordato mons. Tarantelli.

La cattedrale basilica di Sant’Aurea poi, dal 2022, in particolare la sala Riario (episcopio Ostiense) è stata scelta dal Vescovo pro tempore mons. Dario Gervasi come sede della commissione cristiana locale della ‘Cultura’ e a presiederla, come primo presidente, proprio l’agostiniano Padre Agostino Ugbomah a sottolineare l’assoluta vicinanza ‘carismatica’ di questa così importante realtà, soprattutto in questi tempi, della stessa ‘famiglia’ di Papa Leone.

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E allora il dibattito sull’escalation ‘criminale’ su Ostia di questi ultimi mesi, che chi scrive ha descritto nella definizione ‘il mare dei fuochi’ (a descrizione degli incendi e dei roghi dolosi), smuove anche i cristiani e di ogni tradizione.

All’appello del Pastore Giancarlo Galassi, di qualche giorno fa, corrisponde (nel tempo e sulla linea tematica) anche la riflessione di Padre Agostino; anche altre chiese e centri di culto cristiani, in questi giorni, hanno specificatamente dedicato le ‘preghiere dei fedeli’ (un momento specifico della celebrazione) alla questione della malavita locale nell’invito di Dio Padre Figlio e Spirito a mostrare la Via e a concedere la forza necessaria.

In particolare verso questa preghiera comunitaria locale ha voluto specificare il Pastore Giuseppe Basile. 

Ecco allora in queste righe delinearsi il contesto verso il quale tutti i cristiani stanno orientando la riflessione per l’azione; oltre ai cortei, alle manifestazioni, ai proclami la questione della criminalità ostiense va indirizzata verso “Cultura” e “Preghiera, personale e comunitaria”. Nella Cultura agisce poi l’attenzione verso la creazione (di cui l’uomo è parte) e l’educazione.

In particolare, quando si parla di rafforzamento della cultura cittadina, ci vengono in mente quelle ultime parole di Paolo Borsellino quando ci sottolineava come la mafia come ogni organizzazione umana avrebbe conosciuto inizio e fine; piuttosto da combattere sarebbe stato un ‘pensiero mafioso’, un’anti-cultura, una strategia della ‘cosa nostra’ (e non di altri e non per tutti), esclusiva ed escludente, un controllo, un piccolo cerchio magico, una setta di privilegiati, una cupola che agisce dall’alto.

Ecco, ci sembra di capire che questi siano gli araldi della cultura mafiosa e che qui, a Ostia come altrove tocca agire.

Qualche anno fa, già questo messaggio fu lanciato molto fortemente, dalla stessa Sala Riario; la voglia di opporsi, da parte della consulta/commissione cristiana culturale locale e dal mondo sociale, venne documentato dall’apprezzamento addirittura del programma Striscia la Notizia;

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Non solo droga, Ostia è molto di più: le voci di chi ci vive

Alle parole, che infine seguono, di Padre Agostino Ugbomah occorre prestare molta attenzione nei vari passaggi, che abbiamo distanziato per una maggiore osservazione; ‘preghiera personale e comunitaria’, alternativa alle masse in corteo, ma anzi riunite da silenzio e comunicazione riservata e intima lontana dai riflettori e dai megafoni. Il ruolo poi della creazione, del creato, del naturale, del bello, della contemplazione verso la quale, se ci si fa caso, Papa Leone in queste prossime settimane dedicherà un’attenzione ‘cattolica’ ovvero universale.

Infine l’educazione, quindi il ruolo della famiglia, della scuola, delle agenzie associazioni educative, di queste realtà sempre maggiormente integrate con il tessuto urbano agevolando i rapporti e le relazioni di prossimità e quotidianità, di contro alla virtualità da un lato, alla progettazione schematica economica istituzionalistica dall’altro.

Di fronte ai progetti internazionali, nazionali, di elité culturali extra-territoriali, se si vuole combattere la cultura criminale occorre coinvolgere gli abitanti del territorio, le realtà locali, le associazioni e organizzazioni (considerando certo curricula ed esperienza) e non far calare dall’alto società e imprese non autoctone: nell’attribuzione di punteggi, per i bandi pubblici, occorrerà tenere in considerazione questa prassi di prossimità e quotidianità se si vuole realmente combattere le mafie.

Del resto, la storia recente ci insegna che,‘esportare la democrazia da fuori’ non porta successo, piuttosto che rappresentare a volte una strumentalizzazione di facciata per altri fini.

PADRE AGOSTINO UGBOMAH:

“La preghiera è utile a tanto perché ci mette in coscienza e nel silenzio davanti a Dio”.

“Parlare con Lui e ad adorarlo per quanto ha fatto nella creazione, che include anche noi stessi.”

“La preghiera stessa da sola non basta se non c’è anche una consapevolezza dell’importanza di che cosa significa rispettare la creazione: è qui che l’educazione entra in gioco”.

“L’educazione al rispetto, l’educazione all’apprezzamento l’educazione alla reverenza Certo, c’è chi può distruggere, ma non ha il potere di creare.

Abbinare l’educazione alla preghiera. La preghiera verrà accolta da chi già coltiva il rispetto e la sottomissione a Dio;  chi non vive questa dimensione, può pero ugualmente imparare a ragionare con la testa e accogliere con il cuore ciò che apprende.”

sdt


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