10/09/2025 – E’ importante ampliare lo spessore e la completezza della storia che insegniamo alle giovani generazioni; si perché, al di là dei testi accademici e dei contenuti pluri multi mediali, forse la concretezza del loro territorio ‘dietro casa’ può riguardarli ancora di più, sfatare narrazioni, completare la ricerca della verità fattuale e responsabilizzarli più di quanto possiamo progettare, programmare e infine rendicontare.

Infatti le vicende che vorremmo documentare oggi riguardano i fatti reali di giorni in cui la soverchiante macchina bellica nazista puntò verso l’Italia e gli italiani, a causa di un armistizio gestito malissimo tra la corona Savoia e le forze alleate; la nazione visse quelle giornate terribili che di fatto diedero inizio alla resistenza italiana. Da Ostia.

A intraprendere quella difesa disperatissima non tutti riconoscono che furono per prime proprio le nostre forze armate; pocchissimi ancora conoscono i fatti nel loro dettaglio e quasi nessuno sa che questo moto nazionale, che poi coinvolse politici, cittadini, di ogni estrazione ideologica e culturale, compì i primi passi dal nostro territorio di Ostia, propagandosi poi verso la città eterna.

L’8-9-10 Settembre 1943 si compì, da Ostia, e precisamente dalla riserva del litorale romano di Castelfusano, dai casali in Ostia Antica, l’aggressione dell’ex alleato tedesco, del resto già predisposta da tempo, sul Bel Paese a iniziare dalla Capitale dove la presa delle posizioni strategiche del poterer e la cattura del Re e di tutta la principale catena di comando doveva avvenire in tempi rapidi.
Fu così che la 2ª divisione paracadutisti tedesca mosse dagli accantonamenti nelle pinete di Castelfusano, dai casali, già dall’8 Settembre disarmando le prime unità italiane posizionate sulla costa del litorale e successivamente dirigendosi al caposaldo in zona Mezzocamino e via poi verso l’Ostiense per Roma. Intanto da Nord altre divisioni tedesche calavano come una coltre oscura sulla Capitale.

E’ così che si può dire, senza ragion di dubbio, che quella che è oggi riconosciuta ufficialmente come la prima pagina eroica della resistenza italiana iniziò da Ostia; questo lo sostengono anzitutto un gruppo di residenti cittadini e ricercatori sul campo che da qualche anno hanno raccolto le prime tracce disperse ancora sotto i pini e i lecci del nostro litorale.
“La riserva di Castelfusano – dichiara Di Tomassi S. – così poco curata e via via in un progressivo disfacimento a causa dei roghi, delle malattie degli alberi, delle baracche, dell’abbandono e dell’incuria, oltre al suo alto valore naturalistico, botanico, faunistico, potrebbe rappresentare anche un vero museo a cielo aperto, un monumento per l’identità locale e nazionale. A onor di cronaca va detto che sono in atto primi timidi accorgimenti, come una nuova recinzione in parte della riserva, ma forse occorre pensare anche ad altro.”
Ecco allora che riproponiamo, qui sotto nel video, l’indagine seguita anche dalla redazione di La Mia Ostia, del giornalista Aldo Marinelli e del Sergente Natale, grazie alla collaborazione con il G.R.S. Gruppo Ricerche Storiche.

Questa ricerca attuata da un equipé multi disciplinare che annovera anche lo storico prof. Marco Severa, il prof. e archeologo Tiberio Bellotti di Museo digitale diffuso Delta del Tevere (https://www.youtube.com/watch?v=JCH7bu4pQ0o), e ha coivolto Fabrizio Lavenia e Gianluca Maddalena, Sara Pitacco del gruppo Srg.te L.W. Hult (mov.Ecclesiaste “Fratelli Tutti” prima nell’ ass.ne La Ciurma), continua e sta mettendo in luce anche altre parti del secondo conflitto mondiale più legate alla Battaglia per Roma (Giugno ’44) oltre che la sopra citata Battaglia di Roma (8-9-10 Settembre ’43).

“Sarebbe bello che i nostri bambini, i ragazzi e le famiglie residenti, venissero accompagnati anche dai nostri docenti e dai dirigenti scolastici – continua Di Tomassi S. – nelle scuole, verso questi percorsi della storia mondiale che sono accaduti dietro casa loro per toccare con mano fatti, valori, coscienza concreta e di prossimità uscendo da un mondo finto e virtuale e lontano, oppure solo dalle conoscenze accademiche, piuttosto che portarli fuori dai loro quartieri, in altre città o regioni o addirittura all’estero per poi tornare nel loro quartiere ‘dormitorio’: fuori dalle emozioni reali.

Sarebbe un compito didattico-educativo e formativo acquisire una conoscenza socio pedagogica, territoriale, innamorandosi sempre di più della casa comune e quindi sentendosene parte e prendendosene la responsabilità e il testimone.”
“Anche per la situazione grave di malavita e criminalità – conclude – nella quale il territorio lidense è stretto in una morsa formare futuri cittadini che sappiano cosa è capitato dietro casa loro e acquisirne conoscenza e orgoglio aiuterebbe alla crescita di una seria nobile comunità cittadina e dei suoi dirigenti”
“Oggi con il mondo multimediale infatti si può sapere ogni cosa ma non conoscere nulla, si può comparire ovunque ma non essere di fatto niente”.
Sdt