MESSAGGIO NELLA BOTTIGLIA – Apre una ‘casa rifugio’ per senza fissa dimora nella parrocchia di viale dei Promontori


13/07/2025 – E’ bello che proprio nei giorni in cui la chiesa accoglie le parole del Vangelo nelle quali Gesù ci parla del ‘Buon Samaritano’ apre la porta e diviene operativa la casa accoglienza nell’area della parrocchia Santa Maria Stella Maris, in viale dei promontori in Ostia Lido. In qualche modo questa sembra essere ‘la firma di Dio’.

Un luogo dove gli operatori volontari della Caritas di prefettura di Ostia XXVI-diocesi di Roma, affiancheranno alcuni senza fissa dimora, a iniziare da due fino a cinque posti letto. Attraverso la relazione con loro, le opportunità lavorative di prossimità e l’ambiente culturale cristiano gli ospiti via via potranno re-integrarsi al tessuto sociale.

Il progetto in essere era stato pensato da “don Ben”, oggi Vescovo di Matera, poi convidivo con la Caritas e la parrocchia. La struttura è adiacente anche alla chiesa cristiana ortodossa e si compone di stanze che riportano i nomi di grandi artisti del ‘500. All’interno ci sono servizi igienici, docce, bagni, computer, cucina, sala relax, sala per cenare insieme.

A Settembre l’inaugurazione con l’attuale direttore diocesano della Caritas.

Don Carol Iakel, parroco della Chiesa lidense, ha desiderato offrire il suo cuore e le sue braccia affinché le vite di alcune persone possano ri-edificarsi.

Si perché il reverendo è un esperto di ‘costruzioni’; da quando ha preso l’incarico la parrocchia è ‘un giardino fiorito’ e tutta la chiesa è stata quasi messa a nuovo: nuovi dipinti, nuove aule e spazi, una pulizia generale al di fuori e al di dentro degli edifici e tutto l’ambiente sa di bello e di arioso.

Tuttavia da queste ore comprendiamo bene cosa ci voleva mostrare infine; si perché la missione di una chiesa cristiana cattolica non si esaurisce nella sua forma armonica, la sostanza è al di là.

Il messaggio che oggi ci trasmette questo parroco, molto operoso e pratico più che loquace, è fondamentale: l’edificio da costruire, edificare o da ri-edificare non è quello dei templi, delle strutture materiali, degli spazi da amministrare, ma è l’Uomo, quando egli incontra Gesù, il Cristo di Dio.

Questo è un appello implicito lanciato a tutti, ai cristiani, ai laici, a chi ancora non conosce l’amore di Dio, alle Istituzioni: si possono stanziare centinaia di migliaia di fondi pubblici, bandire gare d’appalto, utilizzare strutture all’avanguardia, fare progettazioni inter compartimentali e internazionali, munirsi di tecnici e professionisti eppure ciò che deve essere alla base è la relazione inter personale, la relazione significativa tra chi opera e chi viene servito.

Per questo la casa di accoglienza inizia con poche persone, con le quali tra l’altro già c’è un significativo rapporto di conoscenza da diversi mesi se non anni.

Il progetto strutturato non viene prima di tutto; l’apparato organizzativo succede al rapporto umano che si è creato in ha un ambiente dove circolano i valori cristiani e dove queso messaggio, questa ‘buona notizia di Gesù’, questa cultura della bellezza che salva, già abbraccia non soltanto la Casa del Buon Samaritano, ma un’intera comunità tutta intorno, un territorio nel quale la chiesa parrocchia è inserita.

Non è il progetto ‘pubblico’ in sé che darà frutti, ma tutto ciò che intorno ad esso, forse soprattutto prima e dopo, abbraccerà chi è servito e chi serve.

sdt


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