06/5/2025 – Si intitola “Universi dominici gregis”. È la Costituzione apostolica che regola la Sede Vacante e il successivo Conclave. Emanata da Giovani Paolo II il 22 febbraio 1996 e aggiornata da Benedetto XVI il 22 febbraio 2013, la Costituzione rappresenta una bussola che il Collegio cardinalizio. Il Conclave ha un precedente storico che ha dato le basi al collegio cardinalizio di oggi. Nel 1270 a Viterbo, allora sede papale, si svolgeva l’elezione del Pontefice. Sedute fiume che convinsero i viterbesi ad un atto di forza: chiusero a chiavi i prelati e ne scoperchiarono parte del tetto dell’edificio, così da costringerli a decidere al più presto chi eleggere come nuovo pontefice. Si racconta inoltre che lo scoperchiare il tetto serviva a far entrare lo Spirito Santo. Il più lungo Conclave, con quattordici votazioni, è stato nel 1922 con l’elezione di Pio XI; il più corto nel 1939, alla vigilia della Seconda guerra mondiale, elesse Pio XII al terzo scrutinio. Giovanni XXIII fu eletto nel 1958 all’undicesima votazione, Paolo VI nel 1963 dopo cinque scrutini. Ma cosa accadrà da domani? Al mattino in San Pietro sarà celebrata la Messa votiva “pro eligendo Papa”, mentre nel pomeriggio si riuniranno nella Cappella Paolina del Palazzo Apostolico, da dove in processione si recheranno nella Cappella Sistina, luogo in cui si svolgeranno le votazioni. A questa prima fase è prevista la partecipazione anche di altre persone esterne al Conclave. Ognuno dei 133 elettori presterà giuramento sulla Bibbia impegnandosi a mantenere il segreto di quanto avverrà. Quando avrà giurato anche l’ultimo degli elettori, il maestro delle celebrazioni pontificie, l’arcivescovo Diego Ravelli pronuncerà le due parole che daranno avvio ufficiale al Conclave: “Extra omnes”, cioè fuori tutti, chiudendo a chiave dalla porta della Sistina. Agli elettori si rivolgerà il cardinale Raniero Cantalamessa, per 40 anni predicatore della Casa Pontificia, a cui il Collegio cardinalizio, ha affidato la seconda meditazione prevista dalla Costituzione. Terminato il suo intervento il cardinale Cantalamessa (che non è tra gli elettori) lascerà, assieme all’arcivescovo Ravelli la Sistina e i cardinali faranno la prima delle votazioni. A presiedere il tutto sarà il cardinale Pietro Parolin, in assenza del decano, il cardinale Re che ha 91 anni. A controllare riservatezza e correttezza delle operazioni di voto sarà il camerlengo, il cardinale Kevin Farrell, e tre cardinali assistenti pro tempore. In questa fase saranno riammessi il maestro delle celebrazioni e alcuni cerimonieri che distribuiranno a ogni elettore due o tre schede per la votazione. Saranno estratti a sorte tre scrutatori, tre incaricati di raccogliere il voto di eventuali elettori infermi fuori dalla Sistina, ma presenti in Casa Santa Marta, che farà parte integrante del territorio del Conclave, e tre revisori. La Costituzione indica anche che «la scheda deve avere forma rettangolare e ha nella parte superiore la scritta “Eligo in Summum Pontificem”, mentre il nome dovrà essere scritto nella parte inferiore. In questa fase i cardinali elettori saranno soli nella Sistina. Scritto il nome si procede alla deposizione della scheda nell’urna (un tempo era un calice di grande dimensioni). Ogni cardinale prima di deporre la scheda pronuncerà la seguente formula di giuramento: “Chiamo a testimone Cristo Signore, il quale mi giudicherà, che il mio voto è dato a colui che, secondo Dio, ritengo debba essere eletto”. Terminata la votazione si procede al controllo che le schede siano quanti sono i votanti. Se tutto è regolare si procede allo scrutinio: risulterà eletto il cardinale che avrà raccolto i due terzi dei voti (89 o 90). Se nessuno avrà raggiunto il quorum le schede saranno bruciate nella stufa che sarà collocata in un lato della Cappella , collega a un comignolo posto sopra il tetto della Sistina. In assenza di elezione la fumata sarà di colore nero. Da giovedì le votazioni, secondo le norme descritte, saranno due al mattino e due al pomeriggio. La Costituzione stabilisce 4 votazioni al giorno. Dopo 3 giorni di fumate nere (cioè 12 scrutini a vuoto) i lavori si fermano per un giorno, favorendo la preghiera, il libero colloquio e anche con l’esortazione del primo cardinale diacono. Segue una nuova serie di sette votazioni. Se ancora a vuoto altra pausa, seguita da altre sette votazioni, che se a vuoto apriranno a una terza pausa e altre sette votazioni. A questo punto saranno 34 le votazioni a vuoto e la Costituzione prevede che si dovrà scegliere tra i due candidati più votati, ma resta fermo il quorum di circa 90 voti. In questa fase i due candidati non votano. Una volta eletto al Papa si chiede: “Accetti la tua elezione canonica a Sommo Pontefice?”. E se la risposta è affermativa viene chiesto “Come vuoi essere chiamato?”. Solo a questo punto vengono bruciate le schede per la fumata bianca. Il neo eletto viene portato nella cosiddetta stanza delle lacrime dove indosserà la veste bianca, mentre i cardinale protodiacono si reca alla Loggia centrale di San Pietro per l’annuncio Habemus Papam comunicando il nome dell’eletto e come sarà chiamato.