23/10/2024 – Ci scrive di inviare nuovamente queste informazioni questa volta però “pensando a quei ragazzi che negli ultimi tempi sono caduti vittime della violenza”.
Don Giovanni Carpentieri, educatore professionale e prete della chiesa di Roma, ci chiede infatti di “dargli una mano” [338/1863803];
aggiunge: “ma prima che a tutti noi, affido, nella preghiera, questa iniziativa al dolore dei genitori: mi faccio forza delle loro sofferenze.”
Si perché lui il prete e l’educatore professionale lo fa per le strade, le stazioni, le piazzette e contatta, conosce, quei ragazzini che non sono in qualsiasi struttura sociale (sportiva, clericale, culturale…) né tantomeno si strutturano, ma cercano l’affetto, quando riescono a rimanere ‘sani’, nelle comitive, ma quando invece il dolore è troppo profondo nei surrogati chimici (oggi anche virtuali) – contagiandosi – e che li portano all’autodistruzione o alla distruzione di altri.
Una strada percorribile quando questi giovanissimi, vittime della violenza, non riescono più a gestire una realtà quotidiana richiedendo quindi attenzioni eccezionali per rimettersi in carreggiata potrebbe essere quella di una comunità e “casa di sostegno” proprio come quella che indica don Giovanni nel video qui sotto che sebbene va nel merito di un luogo e di un progetto specifico definisce un metodo replicabile altrove, magari anche a Ostia.
Queste strutture tuttavia hanno bisogno di aiuto.
Queste case e le reti che si costruiscono intorno a questi giovanissimi sono una soluzione che li salva da quella tremenda solitudine che li può portare alla violenza distruttiva.
In effetti la violenza e la morte stanno compiendo una vera e propria offensiva sui nostri giovanissimi; questo avviene da tempo, forse da topo il lockdown, ma ultimamente la cronaca ci mette di fronte a colpi micidiali: i suicidi e anche degli omicidi efferati compiuti da minorenni.
Con questa preoccupazione che si fa compassione e consapevolezza don Giovanni ci chiama al ‘coraggio’, all’ “azione”, alla missione coerente con il vangelo e la testimonianza di Gesù e nello stesso tempo efficace con la pazienza dell’educatore e la sua attenzione alla persona nello specifico.
E infine d. Giovanni ci raccomanda la relazione, l’empatia, e la capacità di ricondurre questi ragazzi a loro stessi anzitutto, ai loro affetti, alla loro famiglia anziché magari inserirli in contesti dove non vogliono o non possono farlo per l’attenzione speciale di cui hanno bisogno.
power point 1 Casa di Sostegno
sdt