30/9/2020 – 14 anni per Antonio Ciontoli mentre la moglie e i due figli sono stati condannati a 9 anni e 4 mesi per la morte di Marco Vannini avvenuta nel maggio del 2015 a Ladispoli.
A stabilirlo è stata questa mattina la seconda sezione della Corte d’Assise di Appello di Roma nell’ambito del processo di appello bis. I giudici hanno riconosciuto il reato di omicidio volontario con dolo eventuale mentre per la moglie Maria Pezzillo e i figli Federico e Martina, fidanzata all’epoca di Marco Vannini i magistrati hanno riconosciuto l’accusa di omicidio volontario anomalo.
“Finalmente è stato dimostrato quello che era palese fin dall’inizio. Se fosse stato soccorso subito Marco sarebbe qui. La giustizia esiste e per questo non dovete mai mollare”. Ha commentato tra le lacrime all’Ansa, Marina, mamma di Marco Vannini.
Nel secondo processo d’appello, dopo la pronuncia della Cassazione che ha chiesto di riconoscere l’accusa più grave per i Ciontoli rispetto all’omicidio colposo, il pg ha sollecitato la condanna per il capofamiglia Antonio Ciontoli e per la moglie Maria Pizzillo e i figli Federico e Martina, quest’ultima fidanzata di Vannini.
In subordine l’accusa ha chiesto di ritenere solamente i familiari di Ciontoli responsabili di concorso anomalo in omicidio e di condannarli alla pena di 9 anni e 4 mesi di reclusione. Vannini venne ucciso da un colpo di pistola esploso da Antonio Ciontoli mentre si trovava nel bagno dell’abitazione di Ladispoli.
“Un secondo dopo lo sparo è scattata la condotta illecita – ha detto il pg Vincenzo Saveriano nel corso delle repliche -. Tutti i soggetti sono rimasti inerti, non hanno alzato un dito per aiutare Marco. Un pieno concorso, una piena consapevolezza di quello che voleva fare Antonio Ciontoli e cioè di non far sapere dello sparo. Tra la vita di Marco e il posto di lavoro del capofamiglia, hanno scelto la seconda cosa”. L’avvocato Franco Coppi, legale dei Vannini, aveva chiesto “una sentenza giusta, non vogliamo denaro”.