Caserma Calcioli, l’Asl Rm 3 tira in ballo la Procura della Repubblica. 10% del personale malato di tumore

Il Dipartimento Prevenzione ha inviato la documentazione relativa alla caserma della polizia locale. Struttura sorta su una discarica mai bonificata adeguatamente


26/07/2019 – Diciassette anni di richieste di intervento. Diciassette anni che hanno visto la discarica di via Capo Delle Armi trasformarsi dal 2005 (anno della sua inaugurazione ufficiale, ndr) nella caserma Calcioli della polizia locale del X gruppo e che ora vede tutta la vicenda finire sui tavoli della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma. Mittente l’Asl Rm 3. Una storia o meglio una tragedia, perchè nel frattempo gli agenti di via Capo delle Armi hanno dovuto fare i conti con un’escalation di casi di tumori con oltre il 10% del personale attualmente malato e alcuni colleghi che purtroppo non ce l’hanno fatta. Le tipologie di cancro? Simili nella maggioranza dei casi. Tumori alla tiroide e al seno per le donne, alla prostata per gli uomini. Ed ora la documentazione inviata dall’Azienda sanitaria potrebbe portare finalmente una luce su una vicenda su cui da anni i vigili chiedono chiarezza.

Una vicenda che affonda le sue radici nel 2002 quando l’allora Segretariato Generale del Comune di Roma segnalava a tutti gli enti preposti tra cui proprio quella che all’epoca era la polizia municipale e che sarebbe andata successivamente a vivere proprio quell’area, la presenza di rifiuti abbandonati segnalando la necessità di interventi di bonifica. Segnalazione seguite in pochi giorni dalla richiesta di intervento dell’allora dirigente scolastica della scuola Media “Via Mar Rosso” che segnalava come nella “zona dei cosiddetti palazzi occupati si sono formati cumuli di sporcizie di vario tipo. (…)” Segnalando la necessità di un “intervento nei confronti dell’ente proprietario affinchè bonifichi tutta l’area”. Mesi di silenzio che nel febbraio del 2003 aveva portato al sopralluogo. Le verifiche avevano appurato la presenza di “pneumatici, legname, lamierati, calcinacci, elettrodomestici fuori uso di vario genere e altri rifiuti speciali“.

Una discarica che continua a crescere, strato su strato, tanto da portare ancora una volta genitori ed insegnanti a tornare a chiedere interventi. Continuano le segnalazioni a tutti i livelli: Comune, Corpo della Polizia Municipale, Circoscrizione.

Scatta la denuncia nei confronti del legale rappresentante della società proprietaria del terreno al quale viene intimato di pulire il terreno dove viene ribadita la presenza di rifiuti speciali. Passano i mesi, si susseguono le segnalazioni a tutti i livelli ma i rifiuti restano lì. I liquami si infiltrano nel terreno, in profondità. Solo ad agosto viene accertata la pulizia del terreno, vengono rimossi i rifiuti nel giro di pochi giorni, troppo pochi sembra per bonificare in maniera efficace un terreno ampio circa 3 ettari ormai contaminato.

Nel frattempo proseguono i lavori per la ristrutturazione dello scheletro che sarebbe andato ad ospitare la nuova sede della polizia municipale. Il Comune, nonostante non sia ancora entrato in possesso dell’edificio paga già da un anno, l’affitto, 120mila euro mensili che di fatto servono per riqualificare la struttura.

Nel 2005 il taglio del nastro ufficiale e per le centinaia di agenti che ogni giorno vivono la struttura inizia la tragica roulette russa. La sede in poco tempo si dimostra inadeguata. Allagamenti nel parcheggio sotterraneo, infiltrazioni di acqua ai piani superiori, e il crollo del controsoffitto negli spogliatoi.

Nel frattempo i sindacati portano avanti la loro battaglia per conoscere quali siano le reali condizioni ambientali della struttura. Se quell’escalation di tumori sia legato a fattori ambientali o sia solo una tragica fatalità.

Nel 2018 finalmente dopo le ripetute sollecitazioni l’Arpa interviene per rilevare l’inquinamento elettromagnetico vista la presenza in zona di impianti di produzione dell’elettricità. Tutto è nei parametri di legge. Interviene anche l’Enea che effettua le indagini per la radioattività ambientale. Ancora una volta le apparecchiature danno esito negativo. Le patologie oncologiche non sono da individuare in quei fattori.

E finalmente il dito viene puntato sulla famigerata discarica anche dai vertici della polizia locale. In una nota del 5 marzo di quest’anno il comandante del Corpo Antonio Di Maggio cita la “sino ad allora ignorata problematica, legata alla presenza nell’area ove attualmente sorge l’immobile sede della U.O: di una discarica a cielo aperto con gettito di rifiuti anche “speciali” già dall’anno 2002″.

Una “ignorata problematica” ripetutamente segnalata per oltre 17 anni e che ora finalmente vede la richiesta al “Dipartimento Tutela Ambiente” di un “sopralluogo per certificare la salubrità del luogo di lavoro e della bonifica dell’area ove l’immobile insiste”.

Ma a passare dalle parole ai fatti, affiancandosi alle ripetute denunce presentate dai sindacati nel corso degli anni, è l‘Asl Roma 3 che tramite il suo Dipartimento Prevenzione risponde in maniera risoluta alle richieste degli agenti inviando il faldone raccolto a piazzale Clodio per un indagine che si preannuncia in grado di scoperchiare coperture e intrallazzi che in quasi due decenni hanno giocato con la salute della polizia municipale.


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