30/572017 – “Non avete molto tempo” ha urlato al telefono terrorizzata. Protagonista una ragazzina che preoccupata per la vita dell’amica ha preso il telefono e ha chiamato la polizia per dare l’allarme. A raccontare l’accaduto è l’Adnkronos. “Dovete intervenire subito – ha poi proseguito – perché mi ha detto che fra poche ore si ucciderà come una delle prime vittime della Blue Whale. E mi ha anche detto che le dispiaceva essere arrivata solo a metà percorso ma che non sopportava più di vivere. E che il gioco lo avrebbe terminato suicidandosi sui binari del treno”.
Secondo quanto infatti riportato dall’agenzia di stampa il suo “curatore” aveva infatti stabilito per lei, una 15enne di Fiumicino, non il previsto lancio nel vuoto quanto infilare la testa sui binari del treno aspettando che questo passasse travolgendola. Il tutto accompagnato dal suono di una musica macabra.
“Il telefono ha squillato all’alba – ha raccontato all’agenzia la mamma della ragazzina – Ho risposto col cuore in gola perché ho pensato fosse successo qualcosa. Era un poliziotto, che mi informava che mia figlia era nel gioco della Blue Whale e che rispondeva alle sollecitazioni di un curatore che, di giorno in giorno, le ordinava le regole della sfida. Mentre aspettavo che la polizia arrivasse a sequestrare il telefonino e il computer di mia figlia – prosegue la mamma della 15enne – senza essere vista ho preso il suo cellulare per accertarmi che quanto mi avevano appena raccontato fosse vero. Non sapevo neanche l’esistenza di questa Balena Blu, che invece è subito apparsa sullo schermo. Insieme a lei anche quattro sue amiche facevano lo stesso gioco e avevano già superato il ventesimo giorno di sfida. Mi ha impressionato come, malgrado si fossero procurate i tagli sulla pelle, tutte e quattro si mostrassero sorridenti. Mi sono ripetuta più volte che Sara aveva paura del dolore e che mai si sarebbe ‘autolesionata’. E invece non era così. Ho dovuto ingoiare un altro boccone amaro perché quando le ho raccontato che sapevo ormai tutto e che sarebbe arrivata la polizia postale a sequestrare le chat, lei è scoppiata a piangere e mi ha fatto vedere un taglio sull’addome. Un taglio puntellato come se si fosse incisa con un oggetto appuntito. Era una delle tappe previste, mi ha poi spiegato”.
“Quello che è successo a mia figlia può accadere a chiunque. – sottolinea la signora – Lei è sicuramente fragile ed è quindi stata adescata in maniera più violenta. Non mi aveva mai detto nulla perché nel gioco il curatore le ordinava di far finta di niente. Credo che provasse una eccitazione mista a paura e quindi viveva nel silenzio. Così ha passato tre mesi senza uscire di casa. Andava soltanto a scuola, dove peraltro è molto brava. Io inizialmente ho pensato dipendesse dai conflitti che ci sono in famiglia e che sono rimasti inascoltati alle orecchie delle autorità informate dei fatti. Solo con i giorni mi sono accorta che invece Sara diventava triste e cupa”.