22/11/2016 – Un pezzo di Ostia che se ne va mangiato dalle fiamme che ieri pomeriggio hanno devastato il capannone di via della Carlinga all’Idroscalo dove era custodito l’archivio storico de Il Giornale di Ostia oltre ad alcune scenografie del Teatro Fara Nume e le attrezzature di uno spazio giochi per i bambini dell’Idroscalo in corso di realizzazione. Quattro squadre dei vigili del fuoco e un’autobotte hanno lavorato dalle 19 fino a tarda notte per domare il rogo che si è sviluppato violentemente distruggendo tutto. Un capannone dove per anni l’allora direttore Gianni Sepe ha stampato la voce di Ostia. Giornale che usciva nonostante rotative malandate e rimesse ogni volta in sesto miracolosamente dagli operai. In stampa nonostante gli allagamenti e l’acqua “alta” che incombeva ad ogni allarme maltempo. Ma non è solo la storia di Ostia ad essere andata in fiamme. Da tempo infatti il capannone, oltre ad accogliere la vecchia automobile di Sepe – la macchina tipografica era stata dismessa da tempo -, veniva utilizzato come magazzino, e proprio in questi giorni ospitava anche alcune scenografie del teatro Fara Nume di via Baffigo, ad alcuni chilometri di distanza dal luogo dell’incendio e mai coinvolto nell’incendio, dove oggi si è svolto un evento legato alla lotta alla mafia. Un collegamento quello che vuole vedere nell’incendio un affronto nei confronti di chi si batte contro la criminalità organizzata. Un affronto che però non c’è e che solo in pochi vogliono a tutti i costi vedere cavalcando un trend che riscuote sempre gli applausi di una “claque” più interessata al fango, a riempirsi la bocca della parola mafia, che ad Ostia tanto male continua a fare, piuttosto che cercare la verità. E la verità è che dietro all’incendio non c’è un atto di intimidazione, non c’è una punizione. Ma semplicemente la stupidità umana. E ne è sicura anche Alessandra Perlusz, compagna di Sepe negli ultimi anni, e che ha ereditato la gestione de La Gazzetta del Litorale, che ha preso il testimone alla chiusura de Il Giornale di Ostia di raccontare sulla carta stampata il litorale. “Dietro non c’è nessuna mafia. Ma solo il vandalismo. Un dispetto – ha detto – simile a quelli che negli ultimi anni abbiamo già subito con intrusioni e furti di poco valore sia quando Gianni era ancora in vita, sia dopo la sua morte”.