4/11/2016 – La “palla” del Canale dei Pescatori deve passare alla Regione Lazio. Ne è sicuro Vincenzo Basso, presidente dell’Associazione Canale dei Pescatori, alla luce del nuovo insabbiamento del corso d’acqua. «La pubblicazione della gara per un nuovo dragaggio fa capire quanto la nostra sia una burocrazia “non facile”. Non basta più la volontà di dragaggi onerosi per la collettività, peraltro unica competenza possibile e praticabile per il Municipio, come soluzione “tampone” per una situazione critica come l’impossibilita di uscire in mare per chi di mare vive lavorando, come i pescatori professionali, i diving, i rimessaggi e l’indotto commerciale che grava sul Canale dei Pescatori. Non basta più che l’uso del Canale sia limitato a pochi periodi dell’anno. Il Canale è una realtà importante per Ostia, – prosegue Basso – un bene comune che permette, tra i tanti aspetti, a tanti cittadini, di praticare la pesca sportiva e ricreativa, attribuendo a questa attività il giusto intrinseco valore “sociale”. Non basta più vedere il continuo degrado di questo nostro Canale che vede, sull’argine destro nel tratto finale verso il mare, la bellezza del Parco dello Stagno e lo storico Borghetto dei Pescatori e, sul lato sinistro, la bellissima e quasi incontaminata pineta, lo Scafo-Rimessa, la Casa del Mare di RomaNatura, il Porticciolo di Ostia. Non basta infine più sapere che il Canale, finalizzato inizialmente prioritariamente per la raccolta delle acque piovane e irrigue, con la sua profondità iniziale di oltre 3 metri (era l’anno 1933) si è ridotta ad essere profondo solo pochi decimetri, soprattutto sotto i ponti stradali e solo la grande apertura dello sbocco a mare ha messo al riparo dal rischio esondazione della foce, almeno fino ad ora. Rimangono invece i rischi allagamenti durante tutto il suo percorso interno, dovuti in gran parte all’aumento della popolazione residente cui però non ha fatto seguito un corretto ed adeguato sistema di deflusso delle acque interne verso il mare. Limitare il fenomeno dell’insabbiamento della foce mediante il prolungamento dei moli rappresenta – conclude Basso – il punto di partenza per la rivalutazione funzionale del canale dei pescatori e non può più essere ulteriormente rimandabile da parte della Regione Lazio.»