5/5/2016 – “Nei giorni scorsi l’Osservatorio turistico del Lido di Roma a cura dell’Associazione degli albergatori del Lido RomaMareAssohotel ha pubblicato i dati relativi al primo trimestre 2016. Tali dati evidenziano il consolidarsi nei primi mesi del 2016 di un trend negativo – già rilevato nel 2014-2015 in merito alle presenze”. Lo dice in una nota la ProLoco di Ostia Antica. “Tra le varie cause del calo, si cita giustamente l’assenza di una politica del turismo, nella quale possano trovare spazio sia eventi di forte richiamo rivolti ad un grande pubblico che interventi sistematici di rilancio del turismo più propriamente culturale. Si cita esplicitamente, nell’Osservatorio, il caso dell’Area archeologica di Ostia Antica che avrebbe potenzialità – tuttora inespresse – per fungere da volano dello sviluppo territoriale. La Pro Loco di Ostia Antica concordando nel merito dei richiami fatti da RomaMare Assohotel ritiene che il tema delle politiche culturali e dello sviluppo economico e sociale del nostro territorio attraverso il turismo culturale debba essere ulteriormente approfondito e portato all’attenzione del mondo politico e del livello istituzionale. Il caso di Ostia Antica offre in merito lo spunto per alcune valutazioni che intendono andare in questa direzione.
Il territorio di Ostia Antica si caratterizza per un particolare e per molti versi unico amalgama di storia, cultura ed habitat naturale: un sistema storico culturale ed ambientale che si è venuto a delineare nei venticinque secoli della sua Storia attraverso una peculiare interazione tra azione umana ed ambiente circostante. Una interazione che opportunamente riconosciuta e valorizzata costituirebbe la base per promuoverne la candidatura ad essere riconosciuta patrimonio storico e culturale universale, sotto l’egida dell’UNESCO.
SCARSA ATTENZIONE – A ciò purtroppo non è mai corrisposta una adeguata attenzione da parte delle amministrazioni locali e ciò ha deteminato una progressiva difficoltà ad esprimere e valorizzare le grandi potenzialità di sviluppo locale del territorio. nel migliore dei casi si è approcciati al territorio come un insieme di elementi di pregio che la Storia ha disposto casualmente uno accanto all’altro: Area archeologica, Chiesa di Sant’Aurea, Rocca, Borgo, come se fossero elementi distinti e separati, privi di contesto. Addirittura non si è mai incluso tra le aree di pregio a carattere monumentale il Parco dei Ravennati (il cui degrado attuale occulta colpevolmente il disegno paesaggistico originario) e gli Ex Lavatoi un esempio di architettura moderna riqualificato da oltre un anno e colpevolmente chiuso.
NESSUNA VISIONE ORGANICA – Tale disattenzione isituzionale deriva dall’assenza di una visione organica dello sviluppo locale dove la cultura diventa un semplice onere, un costo anzichè un vettore per rilanciare l’intera economia territoriale, sia in forma diretta attraverso la fruizione da parte di residenti, visitatori e turisti dei beni e dei siti di pregio, sia indirettamente attraverso l’indotto che tale fruizione crea. Sottostimando l’elemento di prossimità e di intersezione con il Centro abitato, si è alimentata una politica della fruizione dell’Area archeologica improntata al modello “mordi e fuggi”: pullman, visita guidata, fruizione di serviazi alla ristorazione interni all’Area, risalita in pullman e fuga dal X Municipio. Del resto, quando un castello quattrocentesco come il Castello di Giulio II, rimane chiuso da oltre un anno senza neanche curarsi delle centinaia di migliaia di mancate visite da parte di turisti e visitatori; quando le mura del Borgo, in piedi da 1200 anni, sono rese invisibili, a ridosso della Porta centrale, da ponteggi che giacciono lì da un decennio, si rischia proprio di rafforzare il modello turistico “mordi e fuggi”. Di più, l’Area archeologica diventa una sorta di resort “all inclusive” da visitare in una giornata senza neanche mettere piede fuori di essa. Il nuovo assetto istituzionale ed il riparto di competenze e la gestione del Polo archeologico da parte della Soprintendenza speciale di Roma dovrà essere, per la nuova amministrazione comunale una occasione per rilanciare questo stretto legame tra le aree di pregio a carattere storico culturale ed il centro abitato in tutto in territorio municipale, attraverso la progettazione e la realizzazione di itinerari turistici assistiti con cortelloni, totem e pannelli che possano guidare alla scoperta del territorio. All’assenza di un disegno organico di sviluppo locale incentrato sull’economia della cultura – nella quale ovviamente l’elemento turistico ha una indiscussa centralità, corrisponde anche il sostanziale disinteresse politico istituzionale per il lavoro quotidiano, molecolare, fatto dal sistema delle ProLoco. Numerosissimi esempi, in merito, si potrebbero citare: dalla rinascita dei borghi appenninici attraverso la promozione e la valorizzazione del turismo ambientale e religioso, al contributo dato alla riscoperta e valorizzazione di siti archeologici (Il caso delle Terme Taurine a Civitavecchia). Al riguardo – concludono – si segnala il Protocollo d’Intesa stipulato dall’Associazione Nazionale Comuni d’Italia e l’Unione Nazionale delle ProLoco Italiane nel quale si riconosce come necessario proprio il contributo di tali Associazioni nella programmazione delle politiche turistico culturali a livello regionale e locale. Un Protocollo che, come tutti gli Accordi, deve essere reso operativo ed entrare nella cultura politica degli amministratori locali”.